Sleuth – Gli insospettabili, recensione di Biagio Giordano

Sleuth – Gli insospettabili (Sleuth) è un film thriller psicologico del 2007 diretto da Kenneth Branagh, ispirato dall’omonimo testo teatrale di Anthony Shaffer.

Ha partecipato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane nel 2007. Il testo teatrale è stato interpretato e realizzato per la sceneggiatura cinematografica dal Premio Nobel Harold Pinter.

Il film. Il romanziere di successo Andrew Wyke (Michael Caine) sposato da 14 anni, vive nei pressi di Londra in una villa lussuosa, isolata ma ricca di confort e arte, ben sostenute da una tecnologia di ultima generazione.

La moglie, arredatrice d’interni, vive invece nella capitale col giovane amante Milo Tindle (Jude Law).

I due uomini si incontrano a casa dello stesso romanziere; l’intento di Milo è discutere per conto dell’amante sui tempi del divorzio, tempi che dipendono per lo più dalla volontà del marito, romanziere famoso restio a concederlo subito nella speranza di veder ritornare sua moglie.

Tra i due uomini inizia subito una accesa discussione su temi che nulla hanno a che fare col divorzio, ma che denotano bensì un bisogno di articolare, con la finzione letteraria e scenica, odi e risentimenti profondi legati in qualche modo al rapporto a tre di fatto costituitosi in forme complesse e paradossali per quanto riguarda il senso.
Andrew, marito della signora divenuta amante di Milo, cerca di mettere in pace il proprio orgoglio offeso dal tradimento della moglie proponendo un gioco psicologico pericoloso a Milo destinato inizialmente a dare quiete ai tormenti di gelosia da cui è pervaso.

Si tratta di simulare un furto di diamanti che sarebbe avvenuto nella villa del noto romanziere, compiuto proprio da Milo, che beneficerà in seguito di ogni copertura e godrà della possibilità, con la certificazione di proprietà in suo possesso, di vendere i gioielli e diventare ricco.

Il marito non ci rimetterà nulla, in quanto verrà risarcito dall’assicurazione.

Compiuto il tortuoso e pericoloso furto simulato per il gioco, Andrew svela il suo segreto piano di sfogo dell’odio a Milo, dopo di che gli spara a salve in direzione dell’addome. Milo, paralizzato dalla paura perché pensava fosse un colpo mortale perde i sensi. piegandosi in una provvisoria catatonia.

Lo spettatore non sa se Milo è morto. In seguito si fa vivo uno strano ispettore della polizia che comincia ad interrogare Andrew, con molta astuzia, incalzandolo sull’ipotesi omicidio con parole che si calano sempre con estrema precisione nel cuore del problema, fino al punto di richiamare Andrew sulle evidenti responsabilità che lo coinvolgono nella scomparsa di Milo…
Ma chi è questo ispettore già così troppo informato sui fatti?

Commento. Film teatro che riesce a essere strettamente cinematografico, evitando quindi il peso della verbosità, grazie all’impalcatura fotografica, ricca di invenzioni di pregio, curatissima nel dare peso nelle scene all’estetica degli oggetti d’arte presenti nella villa e ai vistosi e fantasiosi arredi dei vani.

Una fotografia che inventa in primo piano dettagli angolari di sguardi ben pertinenti a quanto accade, fortemente comunicativi delle complesse emozioni in gioco.

Un linguaggio fotografico di estremo interesse che si sostituisce sovente, grazie all’utilizzo di una vera e propria grammatica e sintassi dell’immagine alla parola verbale.
Grande regia, eccezionale direzione della fotografia, buona recitazione, per un film indimenticabile che rivedremo sempre, e assai presto in altre forme espressive.

Biagio Giordano

Sleuth – Gli insospettabili, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2018-09-03T10:51:54+02:00da biagiord
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