Peacock, recensione di Biagio Giordano

Peacock, di Michael Lander, con Cillian Murphy, Bill Pullman, Josh Lucas, Keith Carradine, Ellen Page, Susan Sarandon, produzione Usa, anno 2010, thriller psicologico, minuti 90. maggie figlio jake
Peacock è un piccolo villaggio del Nebraska dove vive John Skillpa (un Cillian Pullman in gran forma), un tranquillo impiegato di banca, un uomo dal comportamento strano: riservato, sfuggente, remissivo, diffidente, che sembra aver trovato nel gran lavoro che compie, il pretesto per ignorare gran parte della gente che lo circonda.
L’uomo ha perso da un anno la madre, decisamente nevrotica, con la quale aveva avuto da piccolo un rapporto difficile, ben evidenziato nel film da flash back di buona intensità fotografica. John ha avuto un’educazione fuorviante rispetto alle necessità di base della vita, causata da un rapporto malato con la madre, con la quale ha subito ripetuti atti sadici.
In seguito John non è riuscito ad elaborare il lutto, ha prevalso nel suo inconscio il bisogno passionale di padroneggiare la grave perdita subita utilizzando lo strumento psichico del delirio a tempo, assumendo cioè fuori dal lavoro, soprattutto nella casa isolata, le sembianze stesse della madre.
John desidera l’anonimato perché vuol nascondere ai suoi compaesani la seconda personalità che vive nel travestimento: quella di una donna madre, dal nome: Emma.
Un giorno nei pressi della abitazione di John un treno deraglia, e un vagone, l’ultimo, finisce nel cortile della casa, proprio mentre Emma, il suo alter ego, era fuori a stendere il bucato, la donna (John) cade e viene assistita dai vicini; per fortuna ripresasi ritorna velocemente in casa dopo aver detto ai presenti di essere la moglie di John.
L’incidente ferroviario si presta a essere subito strumentalizzato dalle forze politiche del Paese, e infatti la sindaca non tarda a dire che vuole fare un comizio in vista delle elezioni, mettendosi proprio vicino al vagone ferroviario accidentato, proponendo a Emma di stare al suo fianco. Emma acconsente ma appare molto preoccupata.
Una notte si presenta in casa di John una ragazza madre, Maggie con il suo figlio piccolo Jake, dicendo che ha bisogno di soldi per andare via da un paese che non offre alcuna opportunità. La ragazza dice a John che sua madre quando era viva, gli passava un assegno, al che John appare preoccupato, sale lentamente le scale dell’appartamento dicendo alla donna di pazientare un po’, qualche istante dopo scende giù il suo alter ego, Emma, sua moglie apparente.
Emma appare gentile e disponibile con Maggie, dicendo per prima cosa che i soldi che chiede non sono un problema, e inizia poi un colloquio con Maggie fortemente empatico, da cui verrà a sapere dalla ragazza madre che il suo piccolo Jake è il figlio di John. La cosa mette in difficoltà l’identità di Emma che vede d’ora in poi la necessità di intervenire, anche brutalmente, per salvaguardare la propria identità preferenziale, che è divenuta di fatto quella di donna.
L’intenzione di John è di rimanere solo Emma, per sempre, ma per far ciò la donna apparente dovrà riuscire a far credere al Paese che suo marito John è morto accidentalmente.
Film con un’ottima sceneggiatura, non da intrattenimento, psicanalitico, che mette a nudo a attraverso un caso clinico estremo (che proprio per questo rilascia chiare e maggiori informazioni), alcuni meccanismi del funzionamento dell’inconscio, quelli che sottostanno ai sintomi del travestitismo. Meccanismi difensivi che secondo Freud attingono risorse dalla costituzione bisessuale dell’umanità.
Biagio GiordanothY2RT3MWZ

Peacock, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-13T09:30:19+02:00da biagiord
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