Wind chill – Ghiaccio rosso sangue, recensione di Biagio Giordano

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Wind chill – Ghiaccio rosso sangue, di Gregory Jakobs, con Emily Blunt, A. Holmes, M. Donovan, Gb – Usa, genere horror, anno 2007, durata 91 minuti.
Per tornare a casa a Natale, studentessa accetta un passaggio in auto da un compagno di scuola che le fa la corte, i due prendono una scorciatoia deserta, in mezzo alla neve, ma un auto proveniente dalla parte opposta li manda volutamente fuori strada e i due restano in panne. Il freddo e la neve agiranno nelle loro menti in modo preoccupante, facendo rivivere aspetti rimossi dell’inconscio, ossia tratti di ricordi importanti che ritorneranno alla coscienza sotto forma di fantasmi – compromesso, animati da pulsioni corporee estreme che cercano disperatamente di ricomporre un quadro psichico sconvolto, ossia riscaldare con l’immagine i cocci di corpi prossimi alla morte.
Un’agonia fatta di scenari figurativi potenti, intesa come potente insorgenza corporea, tentativo intelligente del dolore di far rimanere in vita le due persone. Sarà ciò che consentirà loro di sopravvivere?
Splendido horror psicanalitico, bocciato dalla critica per il finale debole, ma in realtà il finale non poteva che rimanere cristallizzato, chiuso, nella gelida atmosfera del film, pena la perdita di consequenzialità narrativa.

Wind chill – Ghiaccio rosso sangue, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-17T11:15:33+02:00da biagiord
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