A beautiful mind (Una mente brillante), recensione di Biagio Giordano

A beautiful mind (Una mente brillante), di Ron Howard, con Russell Crowe, Jennifer Connelly.
Il tema dello scienziato folle e geniale ha affascinato per decenni l’immaginario popolare di ogni nazione. Una relazione, quella tra follia e genialità, che ha fatto spettacolo per lungo tempo anche nella letteratura, nella radio, nel cinema e nel teatro. Solo l’accademia psichiatrica è rimasta fredda su questo argomento, ma non del tutto, sollecitando come fosse necessario saperne di più, compiendo a proposito, con l’ausilio della psicanalisi e della filosofia ricerche più profonde ( uno fra diversi autori è Paul Moebius con Ueber das Pathologische bei Goethe, Barth, Leipzig 1898).
Scientificamente non sembrano a tutt’oggi esserci teorie in grado di dimostrare che l’essere folli comporti avere anche una intelligenza e una immaginazione fuori dal comune, seppur per alcune scuole di psichiatria e psicanalisi, sulla base delle loro ricerche possono affermare che la questione rimane aperta, per lo meno per quanto riguarda la capacità creativa di artisti affetti nel presente e nel passato da episodi di follia (Van Gogh docet?), geniali nel comunicare forme estetiche nuove di particolare potenza empatica.
A beautifil mind è un ottimo film, con un Russell Crowe nella parte del matematico schizofrenico John Forbes Nash, un personaggio reale, folle e tenero, geniale nei momenti di lucidità ma forse per certi aspetti più intuitivi anche quando delirava. Come intellettuale, dal film Nash risulta però eticamente molto ambiguo, forse troppo giustificativo, ironico (fuori luogo e tempo) sulle grandi catastrofe umanitarie suscitate dalle due guerre mondiali.
Il film. Una bella idea registica che tiene col fiato sospeso, raccontando una schizofrenia devastante, una malattia che va però incontro grazie alla bravura di alcuni psichiatri nonché della moglie stessa, a insperati successi terapeutici.
Il matematico Nash prese il nobel per l’economia nel 1994 per la teoria degli equilibri che ha ispirato in seguito l’economia di molte nazioni. Prese il nobel dopo essere stato curato per anni come schizofrenico, anche con metodi violenti, rudimentali, tra i quali spicca l’elettroshock.
Film che inoltre apre, come conoscenza, alla complessità dell’inconscio umano, al suo complicato funzionamento, alla potenza delle sue risorse, alle sue capacità indefinibili nel tenere in vita un organismo che soffre: alimentando speranze misteriose proveniente dal cielo mitologico del paziente. Quattro oscar.
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A beautiful mind (Una mente brillante), recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-19T10:08:40+02:00da biagiord
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