The Captive – Scomparsa, recensione di Biagio Giordano

The Captive – Scomparsa, di Atom Egoyan, con Ryan Reinolds, Scott Speedman, USA, 2014, thriller, 113 minuti
Nel nord degli Stati Uniti, in una zona particolarmente nevosa e ventosa, avviene, in un giorno qualsiasi d’inverno, uno spaventoso rapimento.
L’attività criminale è favorita da un territorio composto da gruppi di abitazioni sparse, del tutto prive di strutture pubbliche accentrate addette all’amministrazione e partecipazione culturale dei cittadini cosa che favorirebbe una maggior coesione sociale.
Viene colpita una famiglia proletaria, fortemente indebitata, a cui portano via la figlia di 9 anni. Il drammatico fatto accade durante l’acquisto del padre in un negozio periferico: la figlia era sdraiata nei sedili posteriori dell’auto parcheggiata davanti al negozio, lasciata imprudentemente con le portiere accessibili.
Il padre, rientrato dopo pochi minuti nell’auto, nota la scomparsa della figlia, ma seppur preoccupato appare ancora fiducioso di trovarla, pensa infatti a uno scherzo, la cerca quindi in ogni angolo del caseggiato adiacente al negozio, ma purtroppo di lei non ci sarà alcuna traccia. Avvisata la polizia, inizia insieme ad essa una ricerca spasmodica della bimba, che però si rivelerà molto difficile, quasi disperata, complicata dalle angosce dei genitori che si intromettono nella ricerca in modo irrazionale e dai forti sospetti che la polizia ha verso il padre, cosa quest’ultima che restringe le indagini.
La polizia, per le diverse analogie individuate tra questo caso e i precedenti, simili, sospetta che il genitore della bimba, oberato da debiti che non riusciva più a onorare, possa aver deciso di vendere la figlia a pedofili o mercanti internazionali del sesso minorile coprendo poi il tutto con un falso rapimento.
La polizia però lungo la sua indagine non riesce a procurarsi prove di ciò, né a individuare altre piste importanti, finendo per brancolare completamente nel buio. Il caso a un certo punto viene lasciato in sospeso in attesa di nuovi accadimenti che evidenzino una relazione con quanto di drammatico è accaduto.
Sarà internet a far riaprire le indagini sul caso. Dopo qualche anno accade infatti qualcosa di tanto sorprendente quanto inquietante: l’immagine della bambina rapita, ormai in età adolescenziale, compare improvvisamente su un sito di internet, moralmente ambiguo, mascherato da buone intenzioni.
Iniziano gli approfondimenti investigativi della polizia, la ragazza risulterà avere in quel sito un compito criminogeno. E’ una adescatrice di minori, che lavora per conto di un club di pedofili della zona. La scoperta, seppur spaventosa, apre perlomeno le speranze di riavere viva la ragazza e di sgominare la banda dei rapinatori che la tengono imprigionata.
La polizia per acquisire, entrando in quel sito, nomi, luoghi, e prove, utilizza gli strumenti informatici più avanzati. Si cerca perciò di forzare le protezione del sito e raccogliere le informazioni necessarie. Esso però è criptato, in una maniera eccellente, frutto di un forte investimento sulla sicurezza dei dati sensibili attuato dai criminali, il sito è tale da non poter essere spiato dai migliori esperti informatici della polizia.
Alla polizia non resta che stare al gioco proposto da quel sito che nasconde tra le righe un erotismo perverso, e gettare, con poliziotte giovani travestite da bambine, esche per i pedofili.
La cosa dopo un po’ di tempo dà dei risultati, verrà preso un pedofilo che ha relazioni con il club della zona ma dal quale, non essendoci sufficienti indizi per intimidirlo, non si riesce a ricavare niente. Tutto è reso più difficile dal fatto che il club dei pervertiti segue da tempo, con dei sensori video e sonori installati nell’appartamento dei genitori della rapita, i dialoghi e gli spostamenti tra stanza e stanza dei presenti.
Ma l’organizzazione criminale commette un errore, acconsentirà dopo diversi anni a un incontro di pochi minuti della figlia rapita con il padre; un’autorizzazione concessa dai pedofili per sostenere l’equilibrio psicofisico della ragazza a proprio vantaggio. Ciò, quando avverrà, lascerà tracce preziose per identificare i pedofili ed aprirà una pista ricca di prove che risulterà decisiva per sgominare l’organizzazione pedofila.
La ragazza, desiderosa di comunicare al padre di essere viva e di non soffrire più, si era incontrata con lui, abbracciandolo forte e dicendogli che stava bene, che lo pensava sempre, ma che non poteva tornare da lui perché il club era molto potente e continuava a investire su di lei dandole ruoli anche di prestigioso potere. L’organizzazione non le fa mancare niente. Nel frattempo lei, dal giorno del rapimento diceva alpadre di essere cambiata, di aver superato il trauma dovuto alla drammatica separazione dai genitori, e di aver acquisito ricchezza e sicurezza.
L’incontro col padre, dalle caratteristiche molto tese e commoventi, vero baricentro drammatico del film, consentirà al padre di raccogliere alcuni dettagli significativi per l’identificazione del luogo dei pedofili, dando quindi alla polizia, con coraggio eroico per i grandi rischi cui sarà disposto ad andare incontro, un contributo decisivo per lo scioglimento della questione.
Thriller originale, ben diretto e sceneggiato, che affronta senza falsi pudori questioni molto sensibili e poco amate dal cinema da intrattenimento, come il rapimento pedofilo di una bimba proletaria che finirà, per una sorta di plagio subito con reiterate e false buone maniere dei rapitori, per accettare la sua nuova situazione di vita facendosene una ragione, quest’ultima alimentata dagli agi concessogli dal club della pedofilia.
Ma, i miti del padre e della madre, che affondano nel tempo le loro radici millenarie, ripristineranno l’ordine familiare perduto e con ciò ridaranno alla figlia una felicità vera?
Film di grande intelligenza psicologica e forte impatto drammatico, molto sottovalutato da una certa critica cinematografica benpensante italiana ancora chiusa verso la comprensione psicoanalitica del complesso mondo delle lobby legate alla agiata pedofilia statunitense.
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The Captive – Scomparsa, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-22T10:01:57+02:00da biagiord
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