Il quinto potere, recensione di Biagio Giordano

Il quinto potere, di Bill Condon, con Benedict Cumberbatch, Daniel Bruhl, produzione Usa, anno 2013, genere drammatico, durata 129 minuti.
Juliane Assange, con il suo socio Daniel Domscheit Berg, svela in forma anonima sulla propria piattaforma Wikileaks (con files copiati via metodi hacker da sistemi informatici degli organi di Stato) gli orrori di un sistema di potere e di privilegi riguardanti le guerre in Afghanistan e in Iraq dove tra l’altro sono stati uccisi civili e giornalisti indifesi sotto la copertura del governo americano.
Viene arrestato Bradley Manning militare responsabile della fuga di documenti, dopo di ché i servizi segreti faranno di tutto per fermare Juliane Assange e Daniel Domscheit Berg e distruggere la piattaforma Wikileaks.
Accusato, tramite un lavoro accurato di indizi dei servizi segreti, di violenza sessuale Assange viene abbandonato dai suoi fedeli e cade in depressione, si rifugia nell’ambasciata dell’Equador di Londra che a conoscenza della sua fama gli concede asilo politico.
Assange ormai sotto l’occhio del ciclone dei più oscuri poteri di Stato, viene sistematicamente attaccato con metodi pseudo-legali, miranti a dare un’immagine di lui irrispettosa delle leggi, il fine è di isolarlo pubblicamente e intimidirlo portandolo a desistere dal continuare il suo lavoro nella piattaforma, nessuno però avrà mai intenzione di ucciderlo, nonostante il pesante danno da lui creato alle istituzioni agenti nella segretezza, perché l’omicidio è ritenuto dalle istituzioni di Stato americane controproducente in quanto Assange era molto noto nel mondo.
Film riuscito, nonostante le distanze prese dalla critica cinematografica, quella editorialmente più affermata, il film è apprezzabile perché riesce ad essere nello stesso tempo un racconto di denuncia, indubbiamente ben documentato, e un thriller informatico stringente dal linguaggio fotografico penetrante molto comunicativo lontano dal pericoloso bordo che guarda in giù verso il familiarismo tipico della soffocante immagine da telefilm, ciò è dovuto alla abilità di Condon nel non schierarsi e inventare di volta in volta ciò che poteva essere compatibile con le forme del documentarismo che si stagliano sullo sfondo della pellicola.
Il film prende informazioni dettagliate e ispirazione cinematografica dai due libri: Inside Wikileaks my time with Julian Assange di Daniel Domscheit Berg, e Inside Julian Assange’s war on secrecy di David Leigh e Luke Harding: Vogliono fermarlo.
Biagio Giordano

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Il quinto potere, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-09-05T09:55:30+02:00da biagiord
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