Pat Garrett e Billy the Kidd, recensione di Biagio Giordano

Pat Garrett e Billy the Kid, regia di Sam Peckinpah, con James Coburn, Kris Kristofferson, produzione Usa, anno 1973, genere western, durata 110 minuti.
Storia-vera del bandito Billy the kidd e dello sceriffo che lo uccise. Originale versione di un mito western alimentato a lungo dai media. Peckinpah sembra mettersi dalla parte del bandito, forse perché memore del fatto che egli fu ucciso dallo sceriffo a sangue freddo, nonostante si fossero presentate circostanze favorevoli alla cattura, cosa quest’ultima non da poco, l’arresto avrebbe infatti consentito un regolare processo.
Ma Peckinpah non ama i banditi, difende solo il diritto dei colpevoli di gravi delitti a non essere uccisi da uomini di legge, a poter difendersi come etica vuole, dalle accuse che li incriminano.
Per buona parte del film il bandito Billy the Kidd sembra indossare gli abiti di un eroe, ma solo per il fatto che la sua immagine rappresenta una trasgressione eroica alla legge, qualcosa che non può nel cinema non avere effetti sull’inconscio di chi guarda, essa sembra infatti porsi al di là di ogni pudore, ed è proprio per questo, che per qualche istante, essa è in grado di procurare al pubblico oscuri piaceri.
In fondo si sa, lo spettatore al cinema è un uomo debole, si sente colpevole di cose che non percepisce più chiaramente, deformate come sono dalla resistenza, ed è perciò pronto ad aprire il suo inconscio all’Altro, per espiare, esclusivamente per due ore, quelle pulsioni peccaminose che assediano l’Io, sorte per identificazione con i desideri che il film evoca.
Film con un racconto scorrevole e seducente, e un’ottima regia.
Memorabili musiche di Bob Dylan che appare qua e là con sguardi solenni, quasi liturgici, silenzioso, come a testimoniare l’importanza straordinaria, sacrale, del linguaggio musicale nel racconto filmico a sfondo mitico.
Biagio Giordano

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Pat Garrett e Billy the Kidd, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-10-10T17:52:44+02:00da biagiord
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