Le coppie, recensione di Biagio Giordano

Le coppie, anno 1971, genere commedia, produzione Italia, durata 111 minuti, con Monica Vitti, Alberto Sordi, Enzo Jannacci.
Tre episodi. Il frigorifero, di Mario Monicelli: due poverissimi immigrati sardi sono disposti a qualsiasi sacrificio pur di comprare a rate un bel frigorifero moderno, ma alla fine per soddisfare il desiderio non rimane loro che la strada più antica del mondo, la prostituzione. La moglie, dopo molte incertezze, finisce infatti per concedersi a un anziano gentil’uomo, dopo di ché, ormai interiormente scissa nella morale, fissa incantata, nella famosa scena finale, una lavatrice ultimo modello esposta nella vetrina del negozio in cui andava a pagare le rate.
La camera, di Alberto Sordi, operaio di fonderia, uomo per bene, vorrebbe festeggiare con la moglie casalinga il suo anniversario di nozze in un albergo di lusso sul mare, in una zona turistica per nobili e benestanti, ma incontra ostacoli e umiliazioni di ogni genere a causa della sua condizione sociale, quest’ultima è infatti priva del linguaggio e del comportamento necessari per rapportarsi correttamente negli ambienti di lusso.
Ingannato più volte dai direttori di Albergo, che inventano sempre delle scuse per non concedergli le camere anche se regolarmente prenotate, l’operaio decide alla fine di comportarsi come effettivamente viene rappresentato nell’immaginario borghese e nobile più retrivo. Agirà da persona rozza, maleducata, manesca, passionalmente confusa, rompendo quindi ogni formalismo e provando poi forti piaceri nello scontro fisico.
Il leone, di Vittorio De Sica, due amanti rimangono bloccati in casa per la presenza all’esterno di un leone fuggito dal circo, la lunga permanenza coatta nella casa sarà l’occasione per far emergere in loro aspetti di sé a lungo sottaciuti, come, sensi di colpa, difetti di comportamento, egoismi irrispettosi, e crisi di identità dissociative. Ma alla fine, quando il leone verrà ucciso dai carabinieri, il desiderio di rivedersi sarà sempre forte e nulla sembra poter cambiare nel loro rapporto così prigioniero del piacere.
Commento. Il film mostra aspetti di rilievo dell’Italia fine anni ’60, evidenziando da una parte i principali effetti nei cittadini del miracolo economico, dall’altro mostrando tratti del costume e dello status simbolico in forti cambiamenti in tutto l’occidente, l’uno preso in una disgregazione di quei valori legati alla solidarietà ritenuti per molto tempo assodati, l’altro che vede il protagonismo più menzognero della politica, i cui bonus elettorali pro consumo intrigano sempre più le masse frantumandone la forza contrattuale e il buon costume.
Il rapporto di forza tra classi diversi vedono messe da parte tratti importanti dell’etica nazionale postbellica, e le classi povere sono costrette a prostituirsi in vari modi pur di sopravvivere nel simbolo dello status bene. Le classi agiate inscenano la realizzazione del sogno americano in Italia in attesa, con lucida intelligenza, di nuovi affari all’estero che danneggeranno il Paese.
Il proletariato sembra perdere nel suo comportamento l’unità tra forma e contenuto, con l’inaugurazione di una nuova ipocrisia, disgregando quell’identità post bellica orgogliosamente formatasi dalla ricostruzione, e basata sulla dignità del lavoro e un’austerità attiva finalizzata alla crescita del Paese.
Il pensiero del proletariato nel film rifiuta il piacere episodico, vuole programmarlo come fa una borghesia colta e cinica, pronta a comprare cose e persone, ma andrà incontro a una delusione. Film relegato dalla critica nella mediocrità dei generi cinematografici ripetitivi, quelli di serie, il film ha invece molte originalità d’autore che fanno rispecchiare tratti veri di un’Italia presa in una problematica e truce espansione economica.
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Le coppie, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-26T10:42:13+02:00da biagiord
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