Prigione di vetro, recensione di Biagio Giordano

Prigione di vetro, di Daniel Sackein, con Leelee Sobieski, Diane Lane, produzione Usa, anno 2001, genere thriller, durata 94 minuti.
Stati Uniti, famiglie dell’alta borghesia. Due fratellini adolescenti, un maschio e una femmina, quando i genitori perdono la vita in uno strano incidente stradale (su un auto che non li apparteneva), sono affidati a una coppia che si dichiara benestante. Sono tutori da tempo amici di famiglia, nominati con riserva dal giudice e per questo soggetti a controlli periodici da parte dell’assistente sociale.
Purtroppo la coppia, che abita in una grande villa ultramoderna, isolata, affacciata sull’oceano, vive di apparenze, i due coniugi sono infatti oberati da grandi debiti che non riescono più a onorare. Quando la ragazza assisterà a una umiliante lite tra i creditori e il suo tutore (che sfocia in uno scontro fisico) e scoprirà che i propri ricchi genitori sono stati uccisi da qualcuno che aveva manomesso l’auto di cui erano alla guida (di proprietà dei tutori), capirà il vero scopo per cui, lei e il fratellino, sono stati chiesti in affidamento da quella coppia.
Film con un riuscito impianto narrativo capace di esaltare il genere thriller nella forma e nei contenuti, e lo fa sia attraverso un efficace linguaggio fotografico che appare curatissimo nei dettagli significanti tale da rendere scorrevole il racconto alleggerendo il peso del parlato, senza farne perdere allo spettatore l’indispensabile enigmaticità, sia con i meccanismi della suspense, spesso giocati su allusioni erotiche che rimangono in sospeso, o sulle ellissi del non detto che non chiudono la proposizione visiva a vantaggio di possibili inattese varianti.
Importante il gioco delle attese, sempre in procinto di svelare, dietro i riverberi delle lussuose e affascinanti facciate di vetro della villa, la presenza di un male oscuro nei personaggi adulti che per viltà non osa mostrarsi. Un male che quando non potrà più essere tenuto nascosto a causa della spinta evolutiva degli eventi verso la verità, si muoverà come un silenzioso serpente velenoso verso i due ragazzi, e paradossalmente, solo l’ingenuità dei due adolescenti, ancora non del tutto coscienti della estesa perversione umana presente nel mondo, e quindi integri col bene tagliato con l’accetta, potrà contrastare, rubando con la velocità dell’istinto il tempo lento e tortuoso dell’avversario nel costruire un male sorretto da un alibi perfetto a prova di giustizia.
Biagio Giordano

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Prigione di vetro, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-28T13:44:15+02:00da biagiord
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