Space cowboys, recensione di Biagio Giordano

Space cowboys, di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Tommy Lee Jones, anno di produzione 2000, nazione Usa, genere avventura, durata 104 minuti.
Per impedire che un satellite russo in avaria precipiti, con possibili disastrose conseguenze, la Nasa lancia nello spazio con lo Shuttle quattro veterani il cui compito è di effettuarne la riparazione. Gli astronauti sono gli stessi che 40 anni prima facevano parte della prestigiosa squadra Dedalus, in cui uno di loro aveva progettato (Clint Eastwood) la parte elettronica-informatica di una importante stazione spaziale, progetto poi divenuto obsoleto e venduto ai sovietici che l’hanno utilizzato proprio per quel satellite russo che ora si trova in avaria.
Al loro approdo sul satellite guasto, i 4 veterani vengono a trovarsi subito in una situazione inquietante, molto pericolosa per sé e per milioni di persone abitanti sulla terra. Il satellite russo è in realtà una grossa e vecchia stazione spaziale dotata di testate nucleari, tutte puntate sugli Stati Uniti, missili ancora attivi, pericolosissimi perché di impossibile disattivazione.
Quella Stazione orbitante guasta è una sorta di residuo bellico della guerra fredda, tecnologicamente arretrata, che la Russia non riesce più a gestire e proprio per questo ha chiesto aiuto agli Stati Uniti, nascondendo però la funzione di morte o di deterrenza politica che essa conteneva.
L’unico tentativo possibile per evitare il disastro di una parte del pianeta, consiste nel cercare di attivare tutti i motori della stazione russa e farla uscire dall’orbita terrestre, dirigendola con la spinta dei suoi propulsori verso la Luna, dove l’impatto sulla sua superficie l’avrebbe distrutta.
Ma per far ciò occorre, purtroppo, che un astronauta sacrifichi la sua vita, operando sulla stazione russa, accendendo i suoi razzi di spinta e accompagnando la stessa fino allo schianto sulla Luna.
Accetterà eroicamente quell’impresa un’astronauta dei 4 mandato in missione nonostante fosse affetto da un male incurabile.
Film pedagogico, che non trascura lo spettacolo. Autoironico e sovranista nello stesso tempo sulla politica spaziale americana, di cui finisce per esaltare la netta superiorità tecnologica americana dimostrata nelle missioni spaziali del passato e del presente, rispetto a quella della vecchia Unione Sovietica divenuta più recentemente Russia.
Bravo Clint Eastwood nel rendere interessante e divertente un film che vede protagonisti dei personaggi troppo anziani, giocando abilmente sul contrasto competitivo (a volte anche un po’ fallico) tra vecchi e giovani, e l’ironia velenosa dei veterani verso se stessi quando parlano degli anni che volano instupidendoli, da sottolineare anche la comicità, il disgusto calcolato suscitati dai corpi nudi semisfatti dei 4 protagonisti anziani durante le visite mediche, e il divertente inganno ordito da un veterano miope nella visita oculista per superare le prove, consistente nell’imparare a memoria la posizione dei caratteri per poi riconoscere a distanza, seppur gli apparivano sfocati, quelli voluti dall’oculista in base al posizionamento dalla sua stecca di legno.
Il film appare eticamente ineccepibile, d’altronde come sempre nei film di Clint Eastwood. Il premio che gratifica i personaggi ha infatti alle spalle un sacrificio e rilascia un’ironia sorda verso il male che lo costituisce, quel male che è tale perché il premio risponde a finalità di dominio orripilanti.
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Space cowboys, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-05-01T15:57:08+02:00da biagiord
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