Il fiume della paura, recensione di Biagio Giordano

Il fiume della paura, (The River Wild, Il fiume selvaggio), di Curtis Hanson, Meryl Streep, Joseph Mazzello, Kevin Bacon, produzione Usa, anno 1994, durata 111 minuti, genere thriller.
Boston, bella coppia con figli, lei insegnante di rafting lui architetto, attraversano una crisi familiare con conseguenti grosse difficoltà nella comunicazione. Lei decide di evadere dai preoccupanti pensieri ossessivi che ne derivano, portando il figlio e il cane a fare rafting presso un fiume alpino del Colorado di straordinaria bellezza, dotato però di pericolosissime rapide.
All’ultimo momento all’avventura nel rafting si aggiunge anche il marito, preoccupato per la piega che avrebbe potuto prendere il suo matrimonio se lui si fosse dimostrato indifferente anche a questa iniziativa della moglie.
L’impresa sul fiume non sarà per niente facile, ma non tanto per le rapide quanto per l’incontro della famiglia con due sconosciuti, troppo desiderosi di unirsi a loro.
Strada facendo i due individui, assai invadenti, mostreranno diverse stranezze unite a male educazione, cosa che metterà la famiglia sulla difensiva seppur in ritardo. I due risulteranno essere due rapinatori di banca, con omicidio annesso, impegnati in una fuga disperata.
I malviventi, pur di raggiungere luoghi più sicuri appaiono disposti a tutto.
Quando la coppia si rende conto di essere di fronte a un pericolo reale che può rendere la loro vacanza molto insicura, cerca di fuggire, con cautela, dai due. Hanno pronta in mente anche l’eventuale scusa, ossia: il desiderio di voler visitare i bei luoghi delle vicinanze. Le cose però per la coppia si complicheranno notevolmente in quanto i due coniugi verranno subito ripresi e messe a nudo, con la violenza, le loro reali intenzioni.
La famiglia, una volta catturata, anziché essere uccisa verrà tenuta in ostaggio nel gommone da rafting, i due assassini temono infatti le pericolose rapide cui andranno presto incontro e perciò fanno affidamento sulla abilità della donna, maestra nel rafting, per rimanere vivi e liberi.
Splendido thriller, insolito, paesaggistico, che fa delle bellezza dei luoghi montuosi ricchi d’acqua un elemento simbolo anche della bellezza interiore della famiglia americana, quella bene e istruita, diffusa nel mondo, ciò creerà nel film uno spettacolare contrasto di lotta tra bene e male, quest’ultimo incarnato dai due malviventi poveri di spirito, socialmente perdenti senza giocare, trasgressivi, che rifiutano le regole del sistema liberal democratico più per pigrizia che per ideologia.
Messaggio etico del film: … la società, qualunque sia il suo sistema di organizzazione economica, richiede, anche a chi vuol trasgredire (col rischio di perdere la libertà), la conoscenza delle regole che la costituiscono …
Fotografia paesaggistica e quella delle riprese dei gommoni del rafting presso le rapidi, eccellenti.
Meryl Streep da Oscar.
Biagio Giordano

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Il fiume della paura, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-05-05T17:23:41+02:00da biagiord
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