Hysteria, recensione di Biagio Giordano

Hysteria, di Tanya Wexler, con Hugh Dancy, Maggie Gyllenhaal, produzione GB, anno 2011, genere commedia, durata 100 minuti.
1880. Nella pudica Londra vittoriana, il giovane dottor Mortimer Granville è estremamente critico verso i primari dei vari ospedali in cui lavora, sopratutto a causa della mancanza delle più elementari norme igieniche nei reparti in cui vengono trattati questioni cliniche inerenti a patologie dell’utero.
Ripetutamente licenziato, il dottore, che non demorde nelle sue più ovvie idee innovative, è in cerca di un nuovo lavoro.
Lo trova presso il dottor Dalrymple, specializzato nel trattamento dei casi di isteria, i cui sintomi nelle donne, all’epoca, abbracciavano un vasto campo di disturbi come: stupore delirante, compulsive suppliche moralistiche e religiose, depressione, maniacalità, mancanza di reattività di fronte al pericolo, fortissimi desideri simultanei in opposizione logica, furore, paralisi reversibili alle braccia e alle gambe, inarcamento degli arti.
Il tutto era ancora trattato con isterectomia, massaggi all’utero, e medicine dai dubbi effetti.
Strada facendo il dottor Gramville sospetta sempre più che l’Hysteria come malattia organica possa non esistere, e che quindi, per capire cosa effettivamente essa sia, occorra probabilmente esplorare altre vie, magari legate alla personalità e alla storica della paziente?
Il dottor Gramville intuisce che dietro i sintomi dell’Hysteria è presente qualcosa d’altro, ancora oscuro, in buona parte da esplorare. E la storia li darà ragione.
Le logiche cliniche dell’Hysteria, scientificamente, stanno per essere messe alla luce, ma in altri luoghi. La disciplina che metterà ordine sulle principali cause dei suoi disturbi sarà chiamata di lì a breve psicanalisi, una pratica di osservazione empirica dell’inconscio che attraverso la conoscenza del suo funzionamento illuminerà sulle origini più profonde dell’Hysteria rendendola comprensibile e terapeuticamente trattabile.
Nascerà con la psicanalisi una vera e propria teoria dell’isteria, un sistema ricco di dimostrazioni pratiche e dagli effetti curativi straordinari, che libererà la donna da un peso che non era ormai per lei più sopportabile.
Freud è alle porte e con Charcot lavorerà a quella che si dimostrerà essere poi, nei decenni successivi, una vera e propria rivoluzione clinica: una nuova scienza sui meccanismi più sottili dell’inconscio, con prove messe in campo nell’esperienza stessa degli ospedali e degli studi privati degli psicanalisti, seppur tra grandi resistenze da parte degli oppositori medici conservatori. La vittoria della scienza è a due passi.
L’isteria, a breve, non verrà più considerata una malattia organica o una simulazione teatrale regressiva tesa a rivivere piacevoli tratti psichici infantili, bensì un vero e proprio disturbo della sessualità, i cui desideri che la caratterizzano, per ragioni storiche, sociali, morali, familiari, religiose, in qualche modo sono stati in occidente, per lungo tempo e in particolare nelle donne, misconosciuti, repressi dal Super Io stesso della paziente.
Film dall’andamento da commedia da intrattenimento, necessariamente, al fine di trattare al meglio un argomento sensibile che poteva risultare in altri modi, più seriosi, indigesto.
Ottima regia e fotografia interessante perché originale, e non legata al formalmente corretto che a volte tende a irrigidirne il linguaggio.
Biagio Giordano
hysteria02[1]

Hysteria, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-05-17T14:54:33+02:00da biagiord
Reposta per primo quest’articolo