Mediterraneo, recensione di Biagio Giordano

Mediterraneo, di Gabriele Salvatores, con Diego Abatantuono, C. Bigagli, produzione Italia, anno 1991, genere commedia satirica, durata 96 minuti.
Nel maggio del 1941, una squadra di otto soldati italiani occupa un’isoletta greca nell’Egeo, lo fa fino all’inverno del ’43. L’isola da subito sembra abbandonata ma in seguito, le persone ivi residenti, nascoste per paura del fascismo, usciranno allo scoperto animando la vita dei soldati. Quest’ultimi, del tutto abbandonati da un esercito e una politica italiane prese in un vortice di eventi che ne annichiliscono ogni potere unitario, finiranno per farsi travolgere da un altrove di passioni del tutto lontano dalla guerra.
Solo il caso li porterà di nuovo in patria, ma con qualche rimpianto.
Un film originale, per temi, forme espressive, intrecci narrativi, che verte soprattutto sulla presa in giro della guerra, precisamente in alcuni suoi paradossi tattici legati con evidenza all’immane delirante conflitto scatenato dal fascismo e dal nazismo.
Paradossi che risultano immersi nel caos delle operazioni di guerra creato dalla ragione macchiata di passionalità che caratterizzava i vertici delle due potenze dittatoriali europee.
Il film rivendica, tra le atmosfere di confusione e non senso che si calavano spesso sopra le teste dei componenti del nostro esercito, il diritto per i soldati di cogliere le situazioni tattiche più paradossali e vuote di obiettivi di guerra per godere di oasi di pace più fruttuose, foriere di nuovi sentimenti e relazioni umane tra popoli solo formalmente nemici, facendosi beffa delle nefande passioni di morte dei dittatori europei prossimi all’arrivo a capolinea.
Biagio Giordano

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Mediterraneo, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-06-29T11:38:11+02:00da biagiord
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