Rocco e i suoi fratelli, recensione di Biagio Giordano

Rocco e i suoi fratelli, di Luchino Visconti, con Alain Delon, Katina Paxinou, produzione Italia,anno 1960, genere drammatico, durata 116 minuti.
Il film trae ispirazione dal romanzo Il ponte della Ghisolfa (quartiere di Milano) di Giovanni Testori, il titolo invece, secondo alcune enciclopedie di cinema on line assai accreditate, è un gioco di parole particolarmente significativo per Visconti, le ultime quattro tratte dal titolo del romanzo Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann e per quanto riguarda l’altra, cioè il nome Rocco, dal noto Rocco Scotellaro, poeta, scrittore, politico italiano della metà del novecento che dedicava il suo tempo allo studio delle condizioni dei contadini meridionali, sia quelli umili che quelli che godevano di una floridezza da fatica, un personaggio umanista molto stimato dal regista autore Luchino Visconti.
Trama. Dalla Lucania la vedova Rosaria si trasferisce con quattro figli a Milano dove già lavora il primogenito. La violenta lite tra due fratelli per il possesso di una donna sconvolgeranno l’esistenza della famiglia relegandola, dopo un iniziale e riuscito inserimento nel tessuto sociale del nord, nella depressione e follia più nere.
Commento. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare in un primo momento, il film non solleva una questione legata alla immigrazione di una famiglia dal sud al nord d’Italia, bensì prende di mira con molta cura letteraria una dinamica metapsicologica tipicamente freudiana lontana quindi dal sociale più immediato, del tutto psicologica – passionale e pulsionalmente alimentata da alcune forze psichiche legate a sub culture maschiliste, potenzialmente femminicide, ancora presenti nel metà del novecento e tutt’ora estese nel nostro paese anche nel nord d’Italia.
Film di grande potenza drammatica, pienamente riuscito, grazie al linguaggio visivo originale di Visconti che mette in rilievo ciò che conta nel film donandolo in memoria per lungo tempo alla cultura italiana.
Film di denuncia di una certa italianità patologicamente orgogliosa, purtroppo ancora oggi ben presente e poco diagnosticata dalle istituzioni medico-psicoterapeutiche. Una italianità scarsamente evolutasi con il miracolo economico verso il civile.
Biagio Giordano

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Rocco e i suoi fratelli, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-06-29T11:42:28+02:00da biagiord
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