Tabù, recensione di Biagio Giordano

Tabu’, di Friedrich Wilhem Murnau e Robert Flaherty, con Reri, Matahi, Hitu, Jean, Julius, Kong Ah, Produzione Murnau-Flaherty. Produzione Usa, anno 1931. Film muto. Genere: drammatico, durata .
Polinesia. Reri, una bella ragazza del villaggio, è considerata dal gran sacerdote del posto dotata di una spiritualità particolare, predestinata alla consacrazione al Totem della tribù. La sua libertà viene dunque pesantemente limitata. La donna non potrà avere relazioni d’amore con altri abitanti.
Ma Matahi, il suo innamorato, non crede al gran sacerdote e la rapisce senza rimorsi.
La coppia si trasferirà in un’altra isola e una volta stabilitasi sembra accontentarsi della nuova situazione, Matahi è un coraggioso pescatore di perle sprezzante del pericolo. Ma il sacerdote, delirante e ossessionato dal potere del totem a cui si è asservito, fa sapere a Reri che o si pente della sua fuga o Matahi sarà ucciso.
I due fuggono nuovamente ma Reri comincia ad avere dei dubbi sulla scelta fatta, e a un certo punto deciderà di tornare a Bora Bora dal sacerdote che l’ha consacrata. L’innamorato Matah, nel tentativo di impedirglielo, morirà tragicamente.
Splendida fotografia in forma di linguaggio narrativo, firmata Floyd Crosby, grande fotografo di cinema premiato con l’Oscar.
La sua opera fotografica: composizioni semplici ma ricche di emozioni, e di una portata simbolica sempre fondamentale rispetto alle cose da dire, mai perciò banale, con contrasti di luce e tra oggetti naturalistici che riflettono quegli aspetti umani più tormentati e passionali legati all’innamoramento infelice.
Biagio Giordano

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Tabù, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-07-26T14:36:36+02:00da biagiord
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