Ave Cesare, recensione di Biagio Giordano

 Ave Cesare, di Joel e Ethan Coen, Scarlett Johansson, R. Flennes, George Clooney, anno 2016, genere commedia, durata 106 minuti, paese Usa.

  Los Angeles 1951. Eddie Mannix (un eccezionale Josh Brolin) è un uomo burbero, cattolico praticante, integralista, ossessionato dall’obbligo che ha il cristiano più esemplare di confessare tutti i peccati, anche quelli  minuti. Eddie è responsabile in toto del rapporto con la stampa e gli attori, per conto della casa cinematografica Capitol Pictures.

Nei suoi compiti è anche previsto il controllo, fuori dagli studi, del decoro, nella vita quotidiana, di tutto lo staff del Capitol Pictures. Eddie per conservare la buona immagine della casa cinematografica per cui lavora, che vanta la produzione di film di grande successo legati al sogno americano, interviene, dapprima con l’autorità conferitagli dal carisma che emana  e poi, se è il caso, con  estrema violenza, nella vita privata più intima degli attori, in particolare quando alcuni aspetti del loro comportamento divenuti di pubblico dominio sono in palese contrasto con i profili etici  incarnati abitualmente dai personaggi portati sullo schermo.

Nonostante l’efficacia delle sue azioni, a Eddie Mannix non piace il  lavoro che fa, in  particolare perché deve dedicargli troppo tempo, cosa che lo rende inadatto a essere un capofamiglia ideale, maestro e pedagogo, perché per essere esemplare dovrebbe dedicare molto  più tempo a moglie e figli. Eddie è in trattativa con la Lockheed Corporation che sembra offrirgli qualcosa di meglio.

Nel film le vicende turbolente e di gran ritmo  caratterizzanti le maggiori scene vedranno Eddie Mannix sempre preso in un ruolo attivo, decisionista, capace di togliere il tempo all’avversario a vantaggio di una affermazione veloce della propria volontà.

 Nel film i significati più profondi dei rapporti di Eddie con la stampa e gli attori, non appaiono per niente casuali, o artefatti al fine di dare spettacolo, essi riflettono con chiarezza ciò che di importante, in termini di costume, di storia e di politica, sta accadendo  nella vita americana degli anni ’50.

Come ad esempio il complotto segreto contro la Capital Picture  che è al centro del film, esso vede la discesa in campo contro la Casa produttrice dei maggiori sceneggiatori di film di successo, che, malpagati, e di ideologia comunista, mettono in atto il rapimento di una star per poi chiedere 100.000 dollari di riscatto da destinare ai compagni sovietici. Cosa che avviene in piena guerra fredda tra USA e Unione sovietica, cioè tra le due ideologie dominanti all’epoca: quella comunista da una parte e quella liberal – capitalista dall’altra.

Gli sceneggiatori in rivolta, aizzati dal famoso filosofo marxista Herbert Marcuse, hanno intenzione questa volta di andare fino in fondo, costi quel che costi, e spinti da una  ideologia galvanizzante, perché ritenuta capace di liberare dallo sfruttamento che l’uomo compie nei confronti di un altro uomo, rapineranno niente meno che George Clooney impegnato nella realizzazione di un film peplum, precisamente nelle vesti di un soldato dell’esercito romano che agisce ai piedi di Cristo in croce morente.

  Eddie dovrà poi fare i conti con le varie spinte istituzionali volte a censurare parti delle sceneggiature e ai  ricatti in formato scandalo minacciati per mezzo stampa da parte delle varie forze puritane allora presenti in America, gossip aventi per oggetto sospetti adulteri o semplici amicizie tra attori di sesso diverso ritenute l’anticamera della corruzione …

Alla fine tutto ritorna come all’inizio, quasi a sottolineare la potenza celestiale del sogno nel cinema, quello che vive nel presente senza proiezioni nel futuro, che riesce a ridurre con l’onirismo artistico, enigmatico, la distanza tra ideali e realtà, tra ideologia e prassi politica, e tra teorie del cambiamento e banalità del male, quello casuale incontrato nel quotidiano.

Biagio Giordano

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Ave Cesare, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-02-05T17:15:30+01:00da biagiord
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