A bluebird in my heart, recensione di Biagio Giordano

A bluebird in my heart (Un uccello azzurro nel mio cuore), di Jeremie Guez, con Lubna Azabal, Veerle Baetens, Francia, 2018, Drammatico, durata 85 minuti.

Carcerato che ha ottenuto la libertà vigilata, deve tenere, per essere controllato a distanza nei suoi spostamenti, una cavigliera elettronica.
L’uomo trova una sistemazione presso un motel pagando l’affitto con lavoretti di manutenzione. La proprietaria dell’Hotel vive con la figlia minorenne, il marito è in carcere, gli affari non vanno molto bene, e la figlia per avere qualche soldo da spendere simula simpatie esagerate con personaggi pericolosi del giro della droga, con i quali però rifiuta ogni rapporto di prostituzione.
Il carcerato sotto sorveglianza, su sollecitazione della ragazza figlia della proprietaria, fa amicizia con la stessa, senza essere interessato ad avere rapporti che vadano oltre un sincero dialogo (quest’ultimo si svelerà essere un bisogno di scoprire le reciproche problematiche di vita).
Una sera la ragazza viene aggredita e stuprata da un giovane drogato e spacciatore che le aveva dato dei soldi facendole ventilare l’esigenza di uno scambio sessuale da lei poi rifiutato. Abbandonata poi la ragazza vicino all’ingresso dell’hotel, il giovane incrocia il carcerato sotto vigilanza, tra i due nasce un alterco drammatico che sfiora la tragedia, ma alla fine lo stupratore riesce a fuggire con una pistola in mano.
Il giorno dopo il carcerato uccide il giovane spacciatore e quando si faranno vivi i suoi compagni del giro della droga li malmenerà di santa ragione.
Con la ragazza l’amicizia diventa sempre più forte, tanto da trasformarsi in una vera e propria storia di grande affetto, qualcosa di sublime, di fortemente legato alla situazione esistenziale. Ma l’uomo è ormai in un mare di guai perché un testimone ha assistito al suo delitto…
Non gli resterà che fuggire, separandosi con grande dolore dall’amata ragazza.
Il film solleva il problema della difficile integrazione dei carcerati, (una volta usciti dalla prigione), nel tessuto sociale da cui provengono. L’autore lo fa con intelligenza e acume, mai sottraendosi al dovere etico di fare intrattenimento mantenendo sullo sfondo un senso del reale da cui trasmettere messaggi pedagogici di rilievo..
Dal romanzo di Dannie M.Martin, un noir classico tradotto in immagini in modo eccellente.
Biagio Giordano

A bluebird in my heart, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-06-01T15:07:06+02:00da biagiord
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