Charlie Says, recensione di Biagio Giordano

  Charlie Says è un film drammatico del 2018 diretto da Mary Harron. Il film, con Matt Smith nel ruolo del noto  Charles Manson, fanatico religioso dal polo opposto,  satanista, è stato selezionato in concorso nella sezione “Orizzonti” alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ( mostra del 2019).

 Stati Uniti inizio anni ’70. Karlene Faith è una ricercatrice esperta in psicologia criminale e sociologia, che decide, nel braccio della morte, di lavorare sulla coscienza di tre giovani donne criminali ivi relegate, appartenenti alla Manson Family, entrate liberamente a far parte della nota setta dopo aver provato i piaceri del sesso libero comunitario e delle trasgressioni alla morale e al consumismo dell’epoca, quest’ultimi offerti da un capo carismatico, Charles Manson, tanto fanatico quanto violento, che viveva di musica, di deliri mistici accompagnati da ambigui e potenti rituali cristiani giustizialisti, e dal mandare le sue donne a cercare cibo scaduto nell’immondizia.

 Le tre donne, condannate alla pena di morte per il loro coinvolgimento nei crimini durante i quali furono assassinate nove persone, compresa l’attrice Sharon Tate (moglie del grande regista polacco Polanski), vedranno in seguito la loro pena convertita in ergastolo.

La ricercatrice Karlene Faith quando con il suo intelligente lavoro teso si  a far rievocare nelle donne particolari raccapriccianti della storia vissuta nella Family Manson, ma lavorando anche per favorire in loro la riedizione dei sentimenti  che vivevano prima della tragica scelta, quelli ancora sensibili al male più evidente, capisce di aver destato in loro, ormai per sempre, la coscienza dell’orrore commesso, rimane sconvolta da quella che sarà per loro la più severa e nuova punizione: il non poter più accettare per via delirante-mistica quanto di orribile compiuto.

Film intelligente, privo di spettacolo e orpelli inutili, che fa capire come quelle pene per crimini efferati, comunemente intese come le più pesanti, cioè ergastolo e   condanna a  morte,  siano poca cosa rispetto alla pena che procura una nuova coscienza del condannato affranta da un’empatia ineliminabile che sorge per via educativa verso le vittime di cui è responsabile.

Fotografia slavata nei colori, che ben si addice a quanto accade nel film.

Grande sia l’ idea che il messaggio culturale del film. Lode agli autori.

Biagio Giordano

Charlie Says, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-09-18T22:37:11+02:00da biagiord
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