Blood, recensione di Biagio Giordano

Blood

GB 2012

GENERE: Thrill. DURATA: 100′

REGIA: Nick Murphy

ATTORI: Paul Bettany, Mark Strong, Brian Cox, Stephen Graham

In una cittadina costiera dell’Inghilterra resa inquieta da una gioventù violenta viene trovato senza vita e orribilmente devastato il corpo di una 12 enne del posto.

Le indagini sono affidate a due fratelli detective, Joe e Chrissie, solo apparentemente sereni e giusti, in realtà carenti di controllo perchè nevrotizzati da un’infanzia e adolescenza prive di una educazione adeguata e segnata violentemente da un padre irresponsabile, affetto da disturbi psichici da una certa età in poi, impossibilitato a svolgere il suo ruolo, l’uomo è un ex poliziotto dai modi in servizio scorretti, resi abusivi o troppo personalizzati da un inconscio in cerca di appagamenti pulsionali urgenti, incontenibili, lontani dall’etica del vivere civile più ovvio.

La madre della ragazzina uccisa, del tutto sconvolta, vuole e spera ancora nella giustizia, la stampa e l’opinione pubblica premono con forza sulle istituzioni giudiziarie per avere risposte sui responsabili, gli indagatori rappresentati dai due fratelli non potendo trovare in tempi brevi il colpevole cercano di strappare, in segreto, e con la forza, una confessione a un sospettato, colpevole solo di essere un diverso fuori dal coro rappresentato quest’ultimo dal costume cittadino più convenzionale e bigotto, il sospettato è un fanatico cristiano, condannato in passato per reati sessuali non gravi, collezionista di foto di belle ragazze.

I due fratelli che sconfessano con un comportamento altezzoso le mancanze del padre di cui sono vittime, mettono in atto, con l’alibi simbolico di un padre supposto autorevole dalla società, una identificazione con lui, cimentandosi in un accanimento sempre più brutale contro il diverso sequestrato, per strappargli una confessione che comunque in quel modo non sarebbe stata valida. Finiranno per perdere il controllo e uccidere il povero sospettato.

I sensi di colpa devasteranno per sempre le loro vite.

Film sulla scomparsa del ruolo autorevole del padre nell’era postmoderna, ossia il film è una storia sulle devastanti conseguenze che ciò comporta nelle famiglie occidentali.

Opus n. 2 di Murphy, sceneggiato da Bill Gallagher, ispirato alla serie TV Conviction (2004).

Grandi interpretazioni dei 4 protagonisti, originale linguaggio fotografico che dà spesso sostegno alle parole visualizzandone in modo più esteso il riferimento contenutistico. Atmosfere visive sempre ben contestuali ai sentimenti in gioco, aspetto fondamentale questo che rafforza la drammaticità, vera protagonista del film. Fotografia innovativa, eccezionale per bravura, di George Richmond.

Biagio Giordano

locandina Blood

 

Blood, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-10-18T22:38:20+02:00da biagiord
Reposta per primo quest’articolo