La passione di Cristo, recensione di Biagio Giordano

 La passione di Cristo, di Mel Gibson, con James Caviezel, Maia Mongerstern, Usa, 2004, genere Biblico, durata 127 minuti

 Le ultime 12 ore della vita di Gesù di Nazaret, dal tradimento nel uliveto del Getsemani alla crocifissione nel Golgota e resurrezione nella tomba.

Il film è stato ingiustamente stroncato da buona parte della critica mondiale per una presunta eccessiva violenza visiva, (prolungata), procurata dai dettagli di sangue legati ai primi piani della carne martoriata. Si è voluta sottolineare da parte ella critica la mancanza di estetica e di pudore religioso.

In realtà il film rappresenta  una delle rare opere su Gesù che si possa definire artistica, (anche se è assente ogni forma di estetica tradizionale), in quanto il film rifiuta qualsiasi convenzione interpretativa evangelica di tipo ecclesiastico, cattolica o protestante che sia, per calarsi in modo straordinariamente originale in una interpretazione degli evangeli redatta esclusivamente con il linguaggio della fotografia; ne scaturisce un messaggio in grado di destabilizzare tutte quelle fedi integraliste o fondamentaliste che hanno fatto storia, e che in nome del regno di Dio hanno rifiutato un rapporto reale con il mondo, interpretandolo solo per sommi capi…

Il film ha un prologo, un epilogo e qualche flashback. E’ parlato in aramaico contribuendo a rilasciare una eccezionale suggestione e in latino, con sottotitoli.

Fotografia e scenografia meravigliosamente paradossali con fotogenie drammatiche originali che fondono mirabilmente l’effetto retinico dell’immagine con il significato di dolore che essa rilascia  nella mente  …

Biagio Giordano

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La passione di Cristo, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-11-23T22:13:26+01:00da biagiord
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