La grande bellezza, recensione di Biagio Giordano

La grande bellezza

It.-Fr. 2013

Genere: Dramm. Durata: 142′

Regia: Paolo Sorrentino

Attori: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi

 Jep Gambardella (Toni Servillo), è un colto giornalista che soggiorna a Roma, un uomo che rifiuta di vivere il successo fino in fondo per timore di farsi dei nemici, non ha infatti più scritto un libro dopo L’apparato umano un testo che ha avuto consensi anche dalla critica.

Il film inizia alla grande con un gigantesco party per festeggiare i suoi 65 anni, il ritmo è eccezionale, numerose le invenzioni fotografiche e i blocchi di sequenze di ripresa (veri e propri concetti filmici creati con le immagini in movimento), tutte di gran pregio.

Sullo sfondo una Roma imperiale che non riesce a staccarsi dal suo mito nonostante i fulmini della postmodernità, segnata quest’ultima dal tecnicismo antiumanista. Il party risulterà essere un guscio vuoto, segnato da un linguaggio che si fa strano, folle, facendo precipitare i personaggi in un edonismo di facciata non più capace di procurare un piacere prolungato e appagante…

Non è la Roma di Fellini la cui fotografia manteneva un pudore nel movimento, un freno convenzionale, qui Sorrentino dà vita a un linguaggio fotografico nuovo, molto elaborato, genialmente folle, che dice molto di più sulla vita di Roma, cogliendo un’anima collettiva in fermento che si ostina a non voler relativizzarsi con i tempi dettati dalla globalizzazione…

Capolavoro fotografico poco apprezzato dalla critica, che non ne ha inteso la portata contenutistica oltre che formalistica-estetica…

Distribuito da Medusa. Oscar come miglior film straniero nel 2014.

Biagio Giordano

NB. Quarto commento, 20 novembre 2020

la_grande_bellezza

 

La grande bellezza, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-11-29T15:48:47+01:00da biagiord
Reposta per primo quest’articolo