L’ammutinamento del Caine, recensione di Biagio Giordano

L’ammutinamento del Caine (The Caine Mutiny) è un film del 1954 diretto da Edward Dmytryk. USA 1954 GENERE: Dramm. DURATA: 125′  ATTORI: Humphrey Bogart, José Ferrer, Van Johnson, Fred MacMurray, Robert Francis, May Wynn, Lee Marvin

Il film si ispira a un romanzo di Herman Wouk.

Il film. Il capitano Queeg (Humphrey Bogart), è un ufficiale esperto, e agli atti ritenuto anche uomo di grande  affidabilità. Dopo dure esperienze di guerra, svoltesi in situazioni belliche molto critiche, Queeg viene messo al comando di un dragamine assai problematico, composto da un equipaggio nevrotizzato e  un po’  restio all’amor  patrio.

 Per il capitano Queeg sarà un tormento senza fine, già provato dalla guerra e incapace di comunicare con un equipaggio che percepisce come ostile nonché poco rispettoso della disciplina, vedrà il suo Io venir sopraffatto via via da forme  di fobie nevrotiche dai risvolti fortemente paranoici.

Nell’esercitazioni infatti commetterà diversi errori, gravi, che, inondato dal delirio d’autorità dovuto alla negazione delle proprie debolezze, cosa che non vorrà poi mai riconoscere, perderà stima e potere nei confronti dell’equipaggio.

Una burrasca in mare aperto gli sarà del tutto fatale. Tra onde gigantesche che flagellano il dragamine come un leggero corpo inerte,  Queeg darà ordini al timoniere  strani e fantasiosi destinati di lì a poco a far immergere il mezzo navale negli abissi. Il precipitare della situazione  con la conseguente messa  in pericolo della vita di tutti, autorizzerà senza esitazione il secondo ufficiale a intervenire per destituire  Queeg  dal comando. Un atto necessario che sul momento avrà, istintivamente, il pieno appoggio del personale di bordo.

In seguito però, tutti salvatisi, gli uomini dell’equipaggio dovranno affrontare la giustizia militare.

La Corte marziale riconoscerà l’infermità di Queeg, in tutta la sua gravità, ma, nonostante le comuni aspettative, non sarà per niente tenera con gli ufficiali e tutto il personale del Dragamine, perché la Corte riterrà che essi, aizzati da un ufficiale letterato molto colto e a sua volta nevrotico narcisista, non avevano, durante i problemi sorti  nelle missioni, manifestato alcuna forma di umanità collaborativa con il capitano Queeg, rifiutando di comunicare con lui su un piano più solidale-affettivo, come la situazione richiedeva. Il comandante era stato lasciato in totale balia delle forze devastanti della sua malattia psichica. Uno stato di cose  che senza la dovuta comprensione dell’equipaggio non poteva che far aggravare  un’atmosfera già tesa da tempo.

Commento. Nella trasposizione filmica del coinvolgente romanzo di Wouk, che ebbe anche una riduzione teatrale di successo, il regista Dmytryk si cala in ciò che sta dietro le cose più ovvie, in questo caso la necessità di un ammutinamento per salvare la vita di tutti,  mettendo il dito in profondità, precisamente sulla piaga dei rapporti gerarchici in guerra, di solito strutturati dall’alto con schemi caratterizzati dal virile-autoritario,  semplificati a tal punto che in pratica quando non funzionano più trovano, da parte dei militari che  sono in relazione con  il comandante  ad esempio afflitto da turbe psichiche, una incertezza comunicativa a volte paralizzante (aspetto questo che può mettere in pericolo la vita di tutti).

Molto empatico e bravo Bogart nella parte del capitano delirante (nel processo, la scena con le biglie di ferro che ruotano instancabilmente tra le sue mani darà in modo geniale l’idea della solitudine nevrotica in cui è preso Queeg) che ebbe una delle 7 designazioni all’Oscar, ma non vinse la statuetta.

Montaggio di grande precisione che si tramuta in una scorrevole  comunicazione visiva capace di trasmettere tutta la potenza del dramma previsto dalla sceneggiatura. Fotografia che  cerca il gioco dei colori, i loro contrasti cromatici più opportuni, con prodigiosi risultati di effetto compositivo complessivo della scena.

Biagio Giordano

L'ammutinamento del Caine

 

 

L’ammutinamento del Caine, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2021-02-03T10:50:08+01:00da biagiord
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