Le quattro giornate di Napoli, recensione di Biagio Giordano

 Le quattro giornate di Napoli è un film drammatico del 1962 diretto da Nanni Loy

 Secondo gli storici la prima città in Europa a cacciare via i nazisti dal proprio territorio, è stata Napoli; ogni anno essa celebra le sue Quattro Giornate di resistenza e liberazione dall’occupazione tedesca: dal 27 al 30 settembre del 1943.

I napoletani di diversa fede politica (anche nostalgici del Regno del Sud) che già festeggiavano per le notizie alla radio di un imminente armistizio e dell’arrivo degli americani, insorsero dopo l’uccisione di un giovane marinaio napoletano da parte dei nazisti (l’esecuzione era avvenuta in un modo particolarmente ignobile, cioè con i cittadini napoletani presenti in piazza costretti dai nazisti ad applaudire).

Il militare ucciso si era incautamente avventurato, (per bere ad una fontana), nella zona in cui erano ancora saldamente presenti i soldati del Reich.

La battaglia tra il popolo e i soldati tedeschi sarà durissima, lasciando sul terreno molti morti.

Perdere Napoli significava per i tedeschi subire uno scacco molto amaro, assai preoccupante per le sorti finali della guerra, perché la città meridionale era considerata dal Reich la capitale del Sud d’Italia.

Il film, si ispira al libro di Aldo De Jaco La città insorge: le quattro giornate di Napoli del 1956.

La pellicola, di un bianco e nero slavato che ben si combina con la necessità di raccontare il dramma in tutta la sua forza, è praticamente dedicata all’undicenne Medaglia d’oro al valor militare Gennaro Capuozzo che perse la vita proprio contemporaneamente al suo lancio, contro un carro armato tedesco, di un ordigno esplosivo anticarro.

Il racconto descrive la rivolta popolare scoppiata a Napoli con un immagine-simbolo chiave, particolare, interpretabile come orgoglio unitario di un popolo, offeso e indignato, affamato, umiliato a tal punto da non aver più niente da perdere, animato da una grandezza sconfinata tipica di una grande città che affondava le sue radici in una storia fatta di forti identità spirituali nella famiglia, faticoso lavoro, sacrifici, e indissolubile, ambiguo connubio con la nobiltà della città: intesa quest’ultima come classe altamente comunicativa col popolo, fascinosa e protettrice dei valori e della vitalità della città.

Film di un verismo recitativo straordinario, mai una coralità di popolo in movimento è stata così grande nel rilasciare un’impressione di realtà per il cinema tale da sembrare un documentario assemblato come racconto (mito). Superiore al film Roma città aperta, per verismo scenico e potenza drammatica, relegato oggi, purtroppo, in un polveroso archivio…

Grande regia di Nanny Loy, che inspiegabilmente abbandonerà questo genere (in cui era dotatissimo) per fare tutt’altre cose, tutto sommato minori…

Biagio Giordano

le quattro giornate di napoli foto

 

Le quattro giornate di Napoli, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2021-05-29T16:57:58+02:00da biagiord
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