La promessa, recensione di Biagio Giordano

La promessa, di Sean Penn, con Jack Nicholson, Robin Wrigh Penn, Sam Shepard, Vanessa Redgrave, Benicio Del Toro, Usa 2001, durata 122 minuti, drammatico.
Stati Uniti, fine secolo. In una regione del Nevada, avvengono da tempo, periodicamente, degli stupri con omicidio, le vittime sono bambine bionde vestite di rosso, di un’età inferiore ai 10 anni. Il maniaco colpisce ad intervalli sempre più brevi, passando dai dieci anni iniziali a un anno. Il prossimo omicidio si teme possa avvenire tra pochi mesi.
L’ultimo assassinio si è verificato in uno sperduto e misero paese, un crimine particolarmente efferato che ha lasciato indizi qua e là e sembra quindi far sperare nella cattura del maniaco.
Grazie all’acume del detective Jerry Black (Jack Nicholson) prossimo ad andare in pensione, amante della pesca, le ricerche riescono a farsi più serrate.
Jerry ha promesso alla madre della vittima, implorante giustizia, che avrebbe trovato l’assassino di sua figlia, e, dopo i fallimenti delle indagini condotte dai suoi superiori, organizza la sua nuova vita esclusivamente in funzione della cattura del mostro, dei cui delitti possiede preziosi indizi, erroneamente non presi in considerazione dai suoi superiori perché ritenuti troppo fantasiosi.
Jerry compra un distributore di carburante con annesso appartamento, che inizialmente non era stato messo in vendita, ma che la sua generosa offerta ha reso possibile. Il punto di rifornimento di carburante è ben visibile anche a distanza, essendo situato in pianura e nei pressi della principale via di comunicazione della zona, da dove gli sguardi degli automobilisti di passaggio non possono non incrociare, anche solo per un attimo, il distributore.
La fortuna sembra aiutare Jerry. Conosce infatti una donna single molto disponibile, che ha un bambina bionda di 8 anni. La donna subisce da tempo delle persecuzioni da un uomo particolarmente violento.
La donna chiede quindi aiuto a Jerry, che accetta di aiutarla ospitandola nella casa della stazione di servizio in cui abita, le persecuzioni verso di lei da quel momento cesseranno. Tra i tre nasce un bel rapporto affettivo, anche d’amore, ma per Jerry la cosa principale rimane il mantenimento di quella promessa fatta a suo tempo a quella madre disperata supplicante giustizia.
Jerry ha un piano segreto, utilizzare la bambina appena conosciuta e di cui gode piena fiducia, come esca per il maniaco; tutto ciò all’insaputa di sua madre. Jerry approfitta dell’ampia visibilità offerta dalla stazione di servizio ai mezzi mobili, per attirare il folle assassino, contando sul desiderio patologico compulsivo che lo anima. Un desiderio che se si attiva in certe circostanze opportunamente studiate potrebbe indurlo a commettere gravi errori, utili per la cattura.
L’ex poliziotto costruisce una bella altalena proprio sul bordo della strada, invitando la bambina vestita di rosso a giocarci, la piccola accetta volentieri, e rimane sempre ben controllata, a distanza, dai vigili occhi di Jerry, che è anche armato.
Jerry per scoprire l’assassino punta su un lavoro deduttivo, logico-associativo, mettendo insieme i particolari della vicenda che più lo hanno colpito, come un disegno lasciato dalla bimba uccisa in precedenza, che a scuola aveva disegnato un proprio incontro avvenuto con un uomo alto, vestito di nero, il quale le stava donava un giocattolo di porcospino, al fianco dei due si poteva intravedere una limousine nera; un altro particolare Jerry lo trae dalle fotografie dei diversi cadaveri delle bambine uccise, che curiosamente sono tutte vestite di rosso, ciò lo porta a pensare che prima dell’uccisione avvenisse un vero e proprio rapporto, preliminare, tra l’assassino e le vittime, una sorta di ammiccamento preparatorio per giungere al rituale omicida nei modi e termini che lui desiderava. Le bimbe dovevano convincere le madri a regalar loro un vestitino rosso che poi avrebbero indossato senza capirne il vero significato, feticistico – perverso, prima dell’efferato crimine.
Film che lascia con l’amaro in bocca gli spettatori più esigenti in termini di bisogno catartico, la pellicola vuol comunicare qualcosa di non banale, di vero, ignorando le logiche di botteghino, che se, pedissequamente seguite, fanno sfociare il film nella purificazione del senso di colpa inconscio a svantaggio di una più profonda comprensione analitica del caso umano in questione.
Un po’ a sorpresa nel film balza in primo piano la vita del ex poliziotto Jerry, con la sua figura provata dalla vita ma ancora fortemente reattiva, il suo giocarsi tutto nella sua nuova esistenza da pensionato, compreso la sincerità che richiede l’amore per una donna, per mantenere una promessa fatta a suo tempo a una madre disperata per la morte della sua bambina.
Sarà il destino a fare giustizia, quando l’assassino, prossimo all’arrivo in auto nel luogo dell’appuntamento concordato con la bimba amica di Jerry per compiere il suo nuovo delitto, troverà una orribile morte, prima, in un incidente stradale, con il conseguente incendio dell’auto che renderà irriconoscibile il cadavere.
Tutti aspettavano il mostro armati, nascosti tra i cespugli, sia Jerry che i suoi ex colleghi di polizia. Il mancato arrivo dell’assassino renderà vana la promessa di Jerry fatta a quella povera madre disperata, finendo per farlo impazzire. La convivente di Jerry verrà informata dalla polizia dell’uso strumentale della sua vita e della bambina fatto da Jerry. La donna, delusa e indignata, rifiuterà di rimanere ancora con Jerry.
Jerry, dileggiato dai suoi ex colleghi per il suo fallimento nel trovare l’assassino, depresso per l’inefficacia della sua trappola tesa al maniaco e impossibilito quindi a mantenere quella famosa promessa, rimane completamente solo, e impazzirà, delirando e vagando senza meta, nei pressi del suo distributore di carburante ormai in rovina.
Esempio di film di buon spessore narrativo, capace di drammatizzare lasciando una impronta reale sul terreno, lontano da canoni estetici collaudati.
Non premiato dal pubblico, ma, giustamente, quasi esaltato dalla critica, che ha molto apprezzato la sovraumana lotta esistenziale di Jerry, preso tra indignazione, desiderio di giustizia, rispetto delle regole, spirito di vendetta, eroismo etico.
Un finale logico e coerente che sottolinea il fallimento umano degli eroi etici immersi nella palude della burocrazia giudiziaria americana.
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La promessa, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-17T11:03:00+02:00da biagiord
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