Amanti senza amore, recensione di Biagio Giordano

Amanti senza amore

E’ un film del 1948 diretto da Gianni Franciolini, ispirato in parte al racconto Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj.

Con Clara Calamai: Elena Leonardi

Roldano Lupi: Piero Leonardi

Jean Servais: Enrico Miller, il violinista

Maria Melvin: la madre di Elena

Lucio Marsaglia: il direttore del casinò

Ivo Sogliano: il segretario di Miller,

Film in bianco e nero, durata 73 minuti. produzione Italia

 

Attenzione, il commento di questo film ha qualche  spoiler

 

 Piero Leonardi, è un medico ritenuto bravo, ma è geloso della moglie, perché insicuro, nevrotizzato dalla vita, è innamorato della consorte conservando ancora forti caratteristiche maschiliste.

Un giorno, mentre  si trova fuori casa per motivi professionali; apprende dalla lettura di un giornale che il violinista Enrico Miller ( che è un amico professionale della moglie, pianista, con la quale si esibisce sovente in concerti), sta per esibirsi al teatro del Casinò a Sanremo, (città dove il medico risiede con la moglie Elena e la figlioletta), al che parte immediatamente per Sanremo con uno stato d’animo molto  irrequieto, e senza avvisare la moglie del suo imminente arrivo anticipato.

Giunto nella sua abitazione, Piero vede uscire in gran fretta il violinista, cosa che gli fa pensare che si sia incontrato con Elena e che al suo arrivo sia scappato sentendosi colpevole di qualcosa. Molto agitato, Piero si convince che questa volta, proprio per la sua assenza da casa, non ci sia stato il solito incontro di lavoro tra il violinista e la moglie, ma qualcosa di più, quale può essere stato un incontro d’amore.

Piero si reca quindi precipitosamente al Casinò per parlare col musicista fuggito e chiarire subito quanto accaduto.

 Al termine del concerto, i due si incontrano, si vedono sia al ristorante sia in una delle sale da gioco. Piero si controlla, in fondo ammira Enrico, si identifica con lui per la sua raffinatezza, pur ritenendolo il presunto amante della moglie, e riesce quindi a trovare uno sfogo, alla tensione che lo attanaglia, senza aggredire il violinista, raccontandogli la storia del proprio matrimonio con Elena.

Con le sue parole Piero sembra voler dire che ha sposato Elena sopra tutto per l’attrazione fisica che provava verso di lei, sottovalutando l’importanza che hanno nel menage altre forme di desiderio, come il fascino dell’attività artistica, la raffinatezza dei modi nel relazionarsi con altri, la condivisione soddisfacente del tempo libero grazie a interessi in comune, etc.

Già subito dopo la luna di miele i due sposi si sono resi conto di aver poco in comune, se non una attrazione sessuale che la convivenza però aveva finito per attenuare, in quanto portatrice oggettivamente di una conoscenza che rende troppo famigliari  i gesti quotidiani, rendendo prevedibili le reazioni alle cose che accadono.

Neanche la nascita di una figlia e il trasferimento da Genova a Sanremo, una città che amano, riescono a dar loro stimoli di vita serena e duratura.

Finito il racconto Piero lascia Enrico rimanendo convinto che il musicista sia l’amante della moglie perché egli  nulla aveva fatto per smentire   le preoccupazioni di Piero emerse durante il suo racconto.

Enrico intuisce che a quel punto può verificarsi una tragedia, cerca di avvertire Elena del pericolo di morte che la riguarda da vicino; il telefono però non funziona ed Enrico corre disperato con l’auto nella villa del medico.

Sarà troppo tardi, Piero confessa ad Enrico di aver ucciso la moglie, nonostante essa professasse ripetutamente la sua estraneità ai contenuti dei deliri di gelosia del marito. Però subito dopo la morte di lei Piero ha dei dubbi sulla effettiva infedeltà della moglie, ed estrae quindi la pistola con la quale le aveva sparato uccidendosi davanti ad Enrico rimasto sgomento.

Film sul maschilismo degli ambienti piccolo borghesi dell’Italia post guerra; il femminicidio della moglie era all’epoca spesso la conseguenza di una concezione della sessualità femminile del tutto delirata, sbagliata, vista per lo più, in un gioco perverso di proiezioni fantastiche proprie del maschio, come del tutto corporea, di impossibile modulazione del piacere in essa racchiuso, ad esempio in forme alte, sublimali, poetiche, artistiche, declinanti la sessualità in desideri lontani dal piacere corporale…

L’amicizia della moglie con un uomo era quindi sovente ritenuta ambigua, in realtà la passione stava quasi sempre da un’altra parte, in alto, invisibile al cieco maschilismo dell’epoca…

Biagio Giordano

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Amanti senza amore, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2021-10-01T10:55:04+02:00da biagiord
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