Gomorra, saggio sul film, a cura di Maria Vittoria Lodovichi

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Maria Vittoria Lodovichi[1]

 

 

I soldi, le banconote passate dalle mani dell’uno a quelle dell’altro, tenute con la mano sinistra e sfogliate, per essere contate con la destra, emettono un suono che si evidenzia, che l’orecchio percepisce e l’occhio conferma con uno sguardo obliquo, dato dalla dissimmetria fra la mano che le tiene e quella che le sfoglia.

Soldi sporchi, banconote unte rappresentano, di fatto, e in modo paradossale, l’unica forma di legame sociale a Scampia.

 

Gomorra[2], antica città della Palestina, che il Dio d’Abramo distrusse insieme a Sodoma, mediante una pioggia di fuoco per punire gli abitanti colpevoli di peccati gravi; è il nome che il regista Matteo Garrone ha dato al film, tratto dall’inchiesta di Roberto Saviano, best-seller apprezzato per la verità che riesce a riportare nel libro.

 

Se Saviano è riuscito ad avvincere molti lettori anche Garrone ha saputo restituire, attraverso la trama, che si articola in quattro vicende, la costruzione di una verità che, in quanto tale, ha permesso allo spettatore emozioni profonde e un forte senso di colpa, dovuto alla rimozione della propria responsabilità nei confronti del legame sociale nel quale, volenti o nolenti, noi umani siamo implicati..

 

Di fronte a così tanto degrado tutti si è colpevoli, seppure in modo differente.

 

Il senso di colpa non ha un unico versante patologico, esso si può usare trasformandolo in senso logico, orientandolo verso la formulazione di nuove domande[3].

 

La lettura psicanalitica della vita umana include, insieme alla pulsione vita quella di morte, tale per cui, verrebbe da dire: “Tutto è vanità”, dato che c’è la morte. Viceversa, proprio perché c’è questa consapevolezza, e che della morte, comunque, non posso saperne, ciò che giocoforza rimane è cercare di vivere meglio che posso la vita che mi è stata donata, ed insieme ad essa accogliere la sua caducità.

 

La vicenda di Pasquale il sarto, la faida di Scampia, lo smaltimento dei rifiuti tossici, due ragazzi che cercano di mettersi in proprio sono ricostruzioni sceniche nelle quali trionfa l’uomo, il maschio, il potere e non compare figura femminile, se non che quella rappresentata dalla madre, sulla quale incombe ‘o piezzo[4] in quanto madre di quel figlio traditore scissionista.

 

Cosa significa per un figlio vivere “senza” una madre, questo pensiero fa venire in mente un’espressione che è insieme una domanda “Mi domando che madri avete avuto” e una poesia dello stesso Pasolini[5]

 

Ha avuto una madre Nardo? Io? Ma se si era sempre soli,

Ognuno per conto suo, soli nella casa, soli nel campo, a arrangiarsi a vivere

Io potevo essere anche un assassino o senza dire niente diventare un santo,

Mia madre potevamo alzarci una mattina e vedere che era una donna sconosciuta

Sono vissuto in una vita di pietra: con un vestito di lavoro e un vestito di festa.

 

Il regista, come dicevo all’inizio, incombe con l’oggetto più accattivante della nostra civiltà; i soldi, le banconote marcando una differenza da ciò che definiamo denaro o, ancor meglio, da ciò che nominiamo moneta.

“La moneta vivente”, come la rappresenta Pierre Klossowski[6].

 

Garrone mette in scena l’uomo e la carta di scambio, le cui mani si sporcano ogni volta che toccano, leccano, contano. Questi gesti fanno pensare alla pulsione anale descritta nella Lezione 32 di Freud[7]

 

Insieme alla pulsione anale connessa alla zona erogena dell’ano vi è anche quella tattile connessa al toccare, tenere e strusciare.

Sono forme di godimento, che espresse in modo così magistrale nel film, permettono ulteriori osservazioni.

 

Freud affronta la trasformazione delle pulsioni e i processi analoghi, particolarmente nell’erotismo anale, ovvero negli eccitamenti provenienti dalle fonti della zona erogena anale, si rimane sorpresi dalla molteplicità di impieghi cui approdano tali moti pulsionali.

 

Forse, sbarazzarsi del disprezzo che nel corso dell’evoluzione ha colpito questa zona non riesce facile. Bene, scrive Freud, ha fatto Abraham[8] a ricordarci che embriologicamente l’ano corrisponde alla bocca primitiva, la qual è migrata in basso, fino all’estremità dell’intestino.

Così, secondo quanto abbiamo appreso, dopo che le feci, gli escrementi, hanno perso il loro valore, quest’interesse pulsionale derivante dalla fonte anale passa su oggetti che possono essere offerti in regalo.

 

Freud scrive che le feci furono il primo regalo che il lattante poté fare, sono ciò di cui egli si privò per amore verso la persona che aveva cura di lui.

Successivamente, in modo completamente analogo al cambiamento di significato nell’evoluzione linguistica quest’antico interesse per le feci si cambiò nella stima per l’oro e per il denaro[9].

 

Ma qual è la relazione tra l’essere vivente e il denaro?

Possono essere scambiati?

 

Scrive Klossowski: “Si immagini un attimo una regressione apparentemente impossibile; un’epoca industriale in cui i produttori hanno modo di pretendere, come forma di pagamento, degli oggetti di sensazione da parte dei consumatori.

Questi oggetti sono degli esseri viventi.”

E più oltre: “Senza ricorrere a un baratto letterale, infatti, tutta l’industria moderna si fonda su un baratto mediato dal segno della moneta inerte che neutralizza la natura degli oggetti scambiati, vale a dire su un simulacro di baratto.

Simulacro che consiste nella forma delle risorse in manodopera, dunque di una moneta vivente come tale inconfessata, ma già esistente.”

 

Ma che cosa è la moneta vivente e quanto Garrone a saputo rendere tale vivente alla banconota?

 

Le mani continuano a contare, tenendo il senso e perdendo il numero, conquistando il tatto, la pelle ultimo lembo di corpo sulla quale non può che incombere la luce azzurra della lampada abbronzante. Pelle abbandonata, pelle ammazzata.

 

Tre colpi in un centro abbronzante….

 


[1] (Psicanalista – Milano).

[2] Nella Genesi si legge che Sodoma e Gomorra furono distrutte non certamente perché pregassero troppo, o per le loro virtù. Gli esseri inutili e grandemente nocivi sono proprio coloro che mangiano e bevono il peccato, come quelli. Ma Dio li ha già definiti con precisione, chiamandoli: “ Nati, che son come non fossero nati” (Ecclesiaste 44,9).

[3] Si segnala a tale proposito il libro di Umberto Galimberti, Il segreto della domanda, Intorno alle cose umane e divine, Edito Apogeo, Milano, 2008.

[4] Significa esecuzione. Uccisione con un arma da fuoco, ‘o piezzo è l’arma. Il linguaggio nel film è espresso in dialetto napoletano o casalese e i sottotitoli sono assolutamente necessari, dato che il lessico è talmente povero, primitivo, scarno al limite, ma fortemente espressivo nelle smorfie del volto, nel gesticolare delle braccia, nell’incurvatura delle spalle, espresso da voci roche, rotte, malate con protesi. Il linguaggio è l’invenzione di Garrone che, attraverso il corpo psichico della parola, restituisce una verità, una costruzione momentanea di sapere davvero innovativo.

[5] Pier Paolo Pasolini, La nuova gioventù, Einaudi Torino, 1975. Pag.121. E’ scritta in friulano e fa parte de El testament Coran (1947-52).

[6] P. Klossowski, La moneta vivente, Associazione Culturale Mimesis, Milano, 1989.

[7] S. Freud, Introduzione alla psicanalisi (Nuova serie di lezioni), 1932, In Opere Vol..XI Boringhieri, Torino, 1979. Pag.208.

[8] K. Abraham, Tentativo di una storia evolutiva della libido sulla base della psicanalisi dei disturbi psichici, (1924).

[9] Ossia in questa prospettiva, s’instaura un’equivalenza simbolica (similmente a quanto avviene nell’evoluzione del linguaggio), dove feci = dono = denaro.

Gomorra, saggio sul film, a cura di Maria Vittoria Lodovichiultima modifica: 2014-01-03T10:00:16+01:00da biagiord
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