The impossible, recensione di Biagio Giordano

The impossible, di Juan Antonio Bayona, con Naomi Watt, Ewan mcGregor, produzione spagnola in lingua inglese, anno 2012, genere drammatico, durata 114 minuti.
Storia vera con protagonista una famiglia spagnola della classe media, composta da Maria Belon, Henrique Alvarez e i tre figli Lucas 10 anni, Thomas 8 anni, Simon 5. Nel film questa famiglia diventa inglese ed ha la sua residenza in Giappone. I genitori dei tre bambini diventano nel film Maria e Henry Bennet.
Natale 2004. Per non rendere troppo triste le festività natalizie adombrate dai problemi di lavoro che affliggono Henry, la famiglia Bennet decide di trascorrere alcuni giorni in Thailandia, presso un bel resort con spiaggia a Khao lak, immersi in una vivificante temperatura estiva. Sarà una scelta molto sfortunata, una vacanza che non solo rimarrà loro impressa per tutta la vita, ma che cambierà profondamente il modo di vivere e di pensare di tutta la famiglia.
La mattina del 26 dicembre, in una splendida giornata di sole, Maria sta leggendo un libro distesa sulla sdraia e il marito gioca in piscina con i figli, la famiglia appare unita, serena e sorridente, quando all’improvviso un’onda spaventosa compare davanti ai loro occhi terrorizzandoli.
E’ uno tsunami, raro per potenza ed estensione, tanto che in un primo momento si pensava addirittura che il terremoto sottomarino potesse aver influito sulle oscillazioni dell’asse terrestre modificandone i gradi di inclinazione. Il maremoto, con le trecentomila vittime portate via, rimarrà in futuro per lungo tempo impresso nella storia, come un evento apocalittico.
Il terremoto sottomarino si verificò tra Sumatra, Indonesia, Sri Lanka, ed era di magnitudo 9,3 della scala Richter, la sua forza devastante ha trovate impreparate tutte le istituzioni di vigilanza e sicurezza dei luoghi colpiti, moltiplicando quindi i suoi effetti di morte.
L’onda gigantesca che si abbatte sulla famiglia Bennet non dà loro il tempo di difendersi, perché arriva con una velocità impressionante. L’impatto sarà tremendo, e tutti i membri del nucleo familiare verranno trascinati violentemente in diverse direzioni.
Maria si trova dopo alcuni interminabili minuti a galleggiare sulla superficie di un lago mobile e spettrale, fatto di melma e acqua sporca formatosi dopo la passata brutale dell’onda.
Con l’acume che accompagna l’istinto di sopravvivenza e un po’ di fortuna, Maria riesce a raggiungere a fatica un tronco d’albero, e gli si aggrappa traendone sollievo, dopo un po’ con grande sorpresa vede il figlio Lucas a una certa distanza e non esita, con spirito di madre, a cercare di trasportare anche lui sullo stesso tronco d’albero, ma non sarà facile perché la donna è costretta a muoversi in mezzo a un caotico passaggio nell’acqua di vari tipo di suppellettile o rovine di legno usato per costruire le fragili abitazioni del posto.
La donna riesce nell’impresa, ma ciò ha un costo, le difficoltà incontrate le procurano infatti diverse ferite, anche gravi. A loro si aggrega fortunosamente anche il piccolo Daniel rimasto senza genitori e presente casualmente nelle loro vicinanze. I tre verranno poi salvati dalla gente del posto sopravvissuta, e portati con cura in un ospedale.
Nel frattempo il marito Henry e gli altri due figli, tutti e tre rimasti vivi perché trascinati dallo tsunami in un locale del resort, dopo essersi un po’ ristabiliti si mettono a cercare Maria e Luca nei diversi ospedali. Henry riesce anche a mettersi in contatto telefonico con il suocero Brian, informandolo di quanto accaduto.
Film di grande coinvolgimento drammatico, costruito con un tasso di vero assai alto ben inserito in un linguaggio fotografico che esalta il non detto (del lutto) nella direzione di un potente sentire per immagini che induce a pregare o a piangere. più che a parlare.
Biagio Giordanolarge_clFWvdatigocdkEH5arOqydZF2R[1]

The impossible, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-13T09:47:13+02:00da biagiord
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