Ancora sul film La città verrà distrutta all’alba, commento di Biagio Giordano

La città verrà distrutta all’alba, (The crazies, ossia I folli) di Breck Eisner, con Timothy Olyphant, Radha Mitchell, Usa, drammatico e fantascientifico, 2009. 101 minuti.
David Dutton è lo sceriffo di Ogden Marsh, un tranquillo paese americano di 2.000 anime, abitanti per lo più laboriosi e rispettosi della legge. Un paese con una sua apprezzabile riservatezza popolare, riscontrabile nel comportamento, e che fa della discrezione, ancorata a tradizioni ben radicate, una saggezza di vivere preziosa, seppur non pretende di essere un modello da seguire ma solo un esempio da considerare tra i possibili nel mondo più civile.
Un giorno, un abitante, Rory Hamil, arriva nel campo da gioco di baseball del paese, ha una espressione strana, fissa, quasi assente, e imbraccia un fucile carico. Non se ne capiscono le intenzioni: cerca qualcuno per una resa dei conti o vuol fare una strage? Lo sceriffo David Dutton interviene, ha subito fiutato un pericolo, e va quindi incontro all’uomo per disarmarlo. Ma Rory Hamil ha gli occhi infiammati di odio, rifiuta di posare l’arma e addirittura alza la canna del fucile all’altezza del torace di Rory, la cosa crea una forte apprensione in tutti i presenti e allo sceriffo sentitosi in pericolo non resta che sparargli.
L’uomo muore, era affetto da un virus molto pericoloso in grado di procurare nelle persone colpite follie omicide, esso è stato contratto bevendo acqua potabile. L’acquedotto comunale risulterà contaminato a causa di una caduta di un aereo avvenuta proprio sull’impianto. Il carico del velivolo consisteva in sostanze virali accuratamente sistemate predisposte come arma biologica, ma fragili agli urti violenti. Uno strumento per lo sterminio di massa, appartenente all’esercito degli Stati Uniti.
La pazzia omicida di Rory Hamil è stata la prima evidente manifestazione di un drammatico contagio che non farà che espandersi in tutta la cittadinanza. Il virus è molto invasivo, e si riproduce rapidamente, in pochi giorni molte persone lo contrarranno, al che impazziranno e uccideranno.
La notizia si diffonde tra i maggiori organi governativi, Ogden viene subito isolata per circoscrivere il contagio, i militari aprono un campo ospedaliero e dividono gli infetti dai sani, lo fanno con l’ausilio di medici specialisti che misurano la temperatura dei corpi traendo da essa le informazioni necessarie per distinguere.
Per i sani si dispone l’uscita dal campo, anche se questo in seguito non basterà a salvarli. La situazione a un certo punto diventa però caotica, perché sono troppe le persone che arrivano, i militari sembrano perdere il controllo, tutto via via precipita e la gente, sia quella sana che quella malata, fugge terrorizzata e non sa più dove andare.
Lo sceriffo David e sua moglie incinta Judy, l’assistente del centro medico Becca e Russel, cercano di uscire vivi dal caos per poter poi organizzare insieme ad altri, interventi di controllo più umani, ma è molto difficile, Becca è intercettata dagli infetti e muore. In 14 riescono a fuggire.
Il governo, sembra arrendersi troppo presto, rinuncia a capire come intervenire biologicamente sul virus e impedire la sua diffusione in tutta la nazione, giunge alla precipitosa conclusione che occorre distruggere in fretta tutta la zona con un’arma nucleare.
Remake del film di Romero del 1973. Romero in questo film rimane produttore esecutivo e consulente, e la sua presenza si nota, soprattutto dal linguaggio fotografico del film là dove il grande autore- regista lascia tracce inconfondibili del suo modo di girare tradizionale e di alcune idee sequenza avute in passato.
Film antimilitarista che fa delle armi nucleari e batteriologiche uno strumento molto pericoloso ad uso del potere e in balia degli eventi non calcolabili, ossia di pochi governanti e di tanti imprevisti, certamente lontano dalla volontà esprimibile tramite la sovranità democratica, aspetti che, come accade in questo film, possono ritorcersi, a seconda degli eventi, contro la popolazione stessa della nazione che le ha create, autodistruggendola.
Film di alta qualità espressiva. Manca di ironia, ma perché vuol far paura senza riserve in quanto ha da trasmettere contenuti seri, preoccupanti, reali per certi aspetti, comunque indubbiamente intelligenti.
Il film non è da considerarsi un horror, perché cura molto l’aspetto comunicativo dei contenuti politici, meglio definirlo come appartenente a un genere drammatico-fantascientifico.

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Ancora sul film La città verrà distrutta all’alba, commento di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-23T15:26:24+02:00da biagiord
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