Ancora sul film Arancia meccanica, commento di Biagio Giordano

Arancia meccanica, (A clockwork orange : Un’arancia ad orologeria) di Stanley Kubrick, con Malcom McDowell, Michael Bates, anno 1971, produzione Gran Bretagna, genere fantascienza, durata 136 minuti.
Periferia di Londra, futuro prossimo. Alex, ragazzo di famiglia operaia, nevrotico, indolente e ossessionato dal sesso disimpegnato, è capo banda dei Drughi, una gang di giovani criminali i cui membri nel film stanno per compiere furti e violenze di ogni genere: si scontrano sanguinosamente con un branco rivale i cui membri hanno divise naziste, prendono a calci e a bastonate in un sottopassaggio un mendicante senza fissa dimora, uccidono di notte nel suo appartamento una donna dedita a una clinica per dimagrire che aveva osato far resistenza ad Alex, violentano di notte, entrando in casa con una scusa, la moglie di un noto scrittore, malmenando il marito e costringendolo a guardare.
La banda però, consapevole che il male che arreca non può stare a lungo impunito, a un certo punto si disunisce. Alex come capo viene messo in discussione, il pretesto è che aveva osato umiliare violentemente un proprio componente della gang perché si era comportato da villano verso una artista che si esibiva nel loro abituale locale. Alex non ci sta a perdere e cerca, con una sanguinosa violenza verso i due del gruppo ribellatisi, di riconquistare il suo posto di leader nella gang. Sarà inutile, al primo segno di debolezza, i compagni abituali del crimine diventeranno i suoi carnefici.
L’evolversi della criminalità di Alex verso un efferato quanto inutile omicidio gli costerà 14 anni di carcere e sarà l’occasione per i membri della gang per separarsi definitivamente da lui.
In carcere però il buono e intelligente comportamento di Alex, non passerà inosservato, e dopo due anni da detenuto, gli si offre la possibilità della libertà, a patto che si renda disponibile a una sperimentazione farmacologica e psicologica ad alto rischio e dagli esiti incerti, voluta dal Governo in carica per risolvere il problema della criminalità e acquistare gloria nella storia.
La cura, a presunta base scientifica, è denominata Ludovico e consiste, oltre alla somministrazione di farmaci sperimentali, nel essere costretto, seduto e legato su una poltrona, a vedere, senza poter mai chiudere le palpebre, filmati ad alto contenuto di violenza come alcuni documentari di storia sul nazismo.
Il trattamento Ludovico sembra funzionare, e alla fine riuscirà a rendere Alex una persona per bene, ma il suo libero arbitrio ne risentirà pesantemente. Alex è diventato debole, patologicamente timido, inoffensivo, e con una intelligenza molto disturbata. La sua famiglia proletaria rifiuta il suo ritorno a casa anche perché nel frattempo ha adottato un ragazzo dalle buone maniere e molto affettuoso.
Alex nel sociale che incontra si muove adesso come un alieno, entra in un nuovo ciclo di violenze da cui non riesce ad uscire, questa volta subendole.
Anche le più legittime e forti reazioni nei confronti di chi cerca di fargli del male gli fanno provare subito disgusto, portandolo a rinunciare alla difesa. E questo per lui sarà un grosso guaio.
Il passato infatti, è gravido di odio, veicolato da persone animate da vendette da compiere. E’ un passato che non ha per niente abbandonato Alex, e sembra rincorrerlo continuamente con una astuzia a cui lui stesso inconsciamente va incontro (per senso di colpa), tanto da farsi trovare mai casualmente in quei luoghi che meglio consentono ai suoi nemici la soddisfazione dell’odio.
Il suo nuovo quotidiano di vita è attraversato da pericoli di ogni genere. Riuscirà Alex a non perdere la vita? E, se si, che ne sarà della cura a cui è stato sottoposto e che lo ha reso famoso? Interverrà il Governo a difenderlo, magari rinegoziando l’accordo fatto in carcere e dandogli cariche di potere istituzionale in grado di tener lontani i suoi nemici?
Film che, sulla scia delle violenze particolareggiate inaugurate dai film di Sergio Leone negli anni ’60, prosegue nello smantellamento di alcune parti fondamentali del codice etico Hays.
Siamo negli anni ’70, l’occidente prosegue la sua corsa nel dominio mondiale dell’economia e della tecnologia, una ricchezza e un potere degli Stati che lo compongono che fa crescere l’autostima e l’orgoglio, sopratutto per una superiorità saputa creare sulle ceneri delle grandi dittature.
Ma alle classi escluse dal benessere, abitanti le periferie, non resta che identificarsi nel potere di cui sono circondati e godere con la violenza esplicita ciò che i benestanti godono con la legale violenza simbolica acquisita nel potere …
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Ancora sul film Arancia meccanica, commento di Biagio Giordanoultima modifica: 2019-04-25T13:29:18+02:00da biagiord
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