Apocalisse Now (e Redux), recensione di Biagio Giordano

Apocalypse Now (e Redux 2001)

USA 1979

GENERE: Guerra DURATA: 150′ ( + Redux)

REGIA: Francis Ford Coppola

ATTORI: Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Dennis Hopper, Frederic Forrest, Laurence Fishburne, Harrison Ford

 A Saigon il capitano Willard dei servizi speciali statunitensi riceve l’ordine di risalire un fiume della Cambogia, e raggiungere il disertore colonnello Kurtz (Marlon Brando), che nella giungla si è costruito un impero tagliato su misura con al servizio  cambogiani appartenenti a ceppi tribali, (diventando di fatto una sorta di totem vivente) ed ucciderlo.

Ispirato a Cuore di tenebra (1902), di Joseph Conrad, sceneggiato da J. Milius, fotografato da V. Storaro in modo eccellente (per carica suggestiva e pertinenza linguistica compositiva sempre ben legata al senso del racconto), è il più realistico (atmosfere) e visionario (messaggi verbali dal tono teatrale in un ambientazione spesso di alta impressionabilità retinica) film sul Vietnam.

Mai banale, con drammatizzazioni sempre in crescendo di alta carica virale che culminano in un finale di stampo teatrale di profondo valore etico, in grado di mettere in discussione ogni credenza nei meriti di guerra, sia nel giustiziere che nel colonnello vittima.

Il capitano Willard rischia il fallimento della missione, ma non verrà ucciso da Curtz nonostante potesse farlo, perché il colonnello vuole lasciargli l’eredità visiva di quanto di grandioso il capitano Willard ha visto, con la preghiera di trasmettere anche al proprio figlio, dopo la propria morte che ormai accetta, quella che considera un’ opera unica, poetica e artistica, pacifista e teologica, (il figlio di Kurtz aspetta invece il padre nella speranza che abbia fatto un ulteriore carriera, sia cioè diventato un generale).

Sequenze visive straordinarie, innumerevoli macchine da presa che dominano ogni spazio possibile e quasi impossibile muovendosi e rincorrendosi con grande determinazione e autorità visiva, cosa che consentirà un montaggio sopra le righe, in grado di fermare il tempo a piacimento estetizzandone, con le tecniche del rallentatore, al massimo i contenuti.

Ritmo impressionante che scorre eccitando, sconvolgendo, appassionando, in virtù di una composizione dei diversi linguaggi in campo in una modalità geniale, armonica, che riesce a far convivere il teatrale, l’azione, il thriller, il documentario, il musicale, con risultati sorprendenti, sempre originali, e per molti aspetti unici.

Un film di guerra rarissimo, per grandezza spettacolare e profondità di pensiero, che esalta il cinema allargandone le possibilità narrative sopratutto quelle estetiche: ossia gli aspetti più legati alla creazione dell’effetto stupore.

È anche un film riflessivo dalle numerose pieghe: sarcastiche, ironiche, poetiche, deliranti, drammatiche, forse a volte disperate, con sullo sfondo il cinico bellicismo della civiltà occidentale dell’epoca impegnata ad estendere il suo cupo pragmatismo tecnicista nel mondo, a qualsiasi prezzo, incurante delle culture altrui.

Si andrà col tempo a una disfatta senza precedenti di quella guerra degli Stati uniti. Infatti si rivelerà essere stata quella del Vietnam, un lunghissimo, inutile conflitto, vantaggioso solo all’economia di guerra statunitense con annesso lo sviluppo delle sue sofisticate tecnologie, oscuranti ogni filosofia umanista.

Palma d’oro a Cannes, ex aequo con Il tamburo di latta. 2 Oscar: Vittorio Storaro (fot.) e Walter Murch (suono).

Biagio Giordano

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Apocalisse Now (e Redux), recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2021-01-06T10:08:14+01:00da biagiord
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