William Klein, New York 1926, Parigi 2022.
Fotografo di strada ma che attraverserà con raro talento espressivo numerosi generi.
Immagine della Copertina del libro tratta da Amazon.it che vende il libro
Il libro New York, uscito in prima edizione nel 1956, mostra un linguaggio fotografico altro, che sorprende per come non sia frutto di un autore che riprende la strada cercando di rimanere invisibile al soggetto, ma che esegue lo scatto in bianco e nero facendosi non solo riconoscere prima ma rimanendo al servizio del soggetto, dandogli cioè la possibilità di esprimere la sua chance emozionale.
È la New York più problematica quella che emerge dagli scatti di Klein, una strada sfuocata segnata dal dramma, da un’energia umana legata alla sopravvivenza e al sogno straniante in grado di rimuovere ogni logica che potrebbe legare e spiegare quanto accade di turbinoso e folle tra la gente.
Un’atmosfera infernale di vita e di morte senza possibili misure di rimedio, una disgregazione del tessuto urbano tenuto in piedi da stranezze trasgressive piacevoli ma il cui rovescio della medaglia è l’angoscia.
Per riprodurre queste realtà occorreva chiedere molto alla fotografia, intervenire direttamente nella camera oscura e nella tecnica manuale di scatto. Fuori da ogni regola compositiva nota, ossia, agire estremizzando contrasti, sfocature, incollaggi tra scatti diversi, aggredire con coraggio artistico i soggetti per strada con la macchina fotografica (in grand’angolo) in mano (35 mm) offrendo l’accoglienza dei loro gesti di reazione, ridurre gli scenari a forme di acquarello, chiaro scuri di sguardi ormai non più umanamente ricomponibili. Il tutto accompagnato da una sottile ironia non in grado di evolversi verso una compiuta chiarezza.
Un libro ignorato per troppo tempo dai media fotografici e che occorre venga pubblicizzato nuovamente in proporzione alla sua grandezza senza tempo che è veramente elevata.
Biagio Giordano
