Cielo di piombo, recensione di Biagio Giordano

Cielo di piombo, ispettore Callaghan, regia di James Fargo, con Clint Eastwood, Harry Guardino, Usa, 1976, Poliziesco, 95 minuti

 Polizia di San Francisco. L’ispettore Callaghan è criticato dai suoi superiori per i modi troppo personalizzati con cui combatte la criminalità, un comportamento ingiustificato che taglia corto con gran parte dei protocolli operativi derivati dalle leggi previste per garantire a ogni cittadino un equo processo. L’efficienza di Callaghan fa però pensare allo spettatore  giuridicamente più sprovveduto che egli sia un eroe.

Alla sua nuova collega d’azione non resterà che mettersi al servizio della sua volontà.

Film che sembrerebbe in un primo momento maschilista e di destra estrema, ma che invece si riscatta via via da ogni convenzionale aprioristico pensiero grazie a efficaci forme di ironia che prendono di mira il come accadono le cose, tanto da arrivare a stemperare seppur a posteriori l’eccesso di violenza un po’ ideologica presente nella prima parte della pellicola.

E’ il terzo film con Clint Eastwood nei panni di Callaghan. Ambientato in una San Francisco inquieta, nella metà degli anni ’70, una città ricca ma con lo spettro di una sempre più devastante crisi petrolifera alle porte che minaccia il benessere degli americani.

Fotografia dai colori sbiaditi, insaturi, che ben si addice a una atmosfera civile messa a dura prova da ciò che accade…

Biagio Giordano

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Cielo di piombo, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2020-10-23T09:19:20+02:00da biagiord
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