Le notti bianche, recensione di Biagio Giordano

Le notti bianche

It.-Fr. 1957

Genere: Dramm. DURATA: 107′ FOTOGRAFIA: BN

Regia: Luchino Visconti

Attori: Maria Schell, Marcello Mastroianni, Jean Marais, Clara Calamai, Marcella Rovena, Dick Sanders, Corrado Pani

 

 Dal racconto (1848) di F. Dostoevskij, sceneggiato con Suso Cecchi D’Amico: Mario (Marcello Mastroianni) durante una passeggiata notturna in un quartiere povero e suggestivo della città attraversato da canali d’acqua percorsi da piccole barche (Livorno), conosce la bella Natalia (Maria Schell), l’occasione gli è offerta da un gruppo di malavitosi intenzionati a disturbare la ragazza, l’intervento di Mario a difesa della donna sarà provvidenziale.

La donna si sofferma a parlare con Mario che propone subito una sorta di amicizia, ma Natalia appare smarrita, a tratti angosciata, sembra non poter concedere alcunché a una persona che pur appare fine, elegante, gentile, e discreta.

L’insistenza di Mario nel proporre una conoscenza reciproca, costringe Natalia a raccontare la propria storia, l’attento ascolto di Mario sarà per lei gratificante, e via via cadranno in entrambi molte perplessità sul senso di quel rapporto, fino a scoprire che la loro conoscenza, così sinceramente approfondita, avrebbe potuto  trasformarsi in amore.

Ma quando sembra che il loro amore stia diventando reale, il precedente amante della donna, (il quale aveva promesso che dopo un anno sarebbe ritornato da lei per sposarla), si fa vivo, al che Natalia si sorprende, si accorge di non aver mai cessato di amarlo.

Film per niente banale, con una struttura narrativa che riesce a mostrare come si svolgono alcuni più complessi sentimenti d’amore, tendenti a piegarsi nell’ irrazionalità, vanificando promesse o mantenendole proprio quando tutto sembrava perduto. Sono complesse scritture psichiche trascritte da forze desideranti irrefrenabili, tese all’osmosi tra due persone, e che provengono dall’inconscio.

Nel film una faccia dell’amore appare anche come rifiuto di conoscenza del suo senso inconscio più profondo, ciò a vantaggio di una passione quasi assoluta da vivere fino in fondo senza riserve, senza aprire finestre di razionalità o di spiegazione che potrebbero comprometterne l’autenticità.

Nastro d’argento alle scene di M. Chiari e M. Garbuglia, a Mastroianni e alle musiche di N. Rota. Fotografia: G. Rotunno.

Diverse riedizioni sul tema, dal 1934 al 1971, una a cura di Bresson.

 

Le notti bianche

Le notti bianche, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2021-04-12T16:18:33+02:00da biagiord
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