La tenda rossa, recensione di Biagio Giordano

  La tenda rossa è un film a colori del 1969 diretto da Mikheil Kalatozishvili, ispirato, con intenti rigorosamente interpretativi, alle vicende della spedizione polare del dirigibile Italia comandata dal generale Umberto Nobile, missione fallita per il maltempo e resa ancora più famosa per come il comandante finì per essere accusato (forse ingiustamente) di essersi messo in salvo per primo abbandonando l’equipaggio superstite al suo destino.

Il film ricevette la nomination al Golden Globe nel 1972 come Miglior film straniero in lingua inglese.

La pellicola scorre bene e tiene col fiato sospeso per circa due terzi del suo tempo. L’impegno fotografico è straordinario e talentuoso donando alla visione dello spettatore uno spazio-tempo di grande realismo, dove gli eventi trovano una collocazione profonda ricca di verosimiglianza umanista, quest’ultima frutto di particolari  curati sia nel dialogo che nei modi (sempre ben studiati) di rapportarsi dei protagonisti. Inoltre il regista è riuscito a dare un ritmo spettacolare, sopra le righe, all’intrecciarsi e succedersi degli eventi in gioco.

La questione della decisione di Nobile di mettersi in salvo per primo non rimane sullo sfondo ed è correttamente esposta in tutta sua complessità etica, umana, organizzativa (rispetto agli scopi della missione).

Biagio Giordano

La Tenda rossa

 

La tenda rossa, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2022-02-08T11:13:20+01:00da biagiord
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