Little Fish, recensione di Biagio Giordano

Little Fish, 8 settembre 2005 (Australia) regia di Rowan Woods, con Kate Blanchett, Sam Neill, Hugo Weaving

 Tracey lavora in un negozio di video e sta cercando di lasciarsi alle spalle un passato di dipendenza da droghe pesanti. Vorrebbe migliorare la sua condizione economica ma le banche le rifiutano ripetutamente un prestito.

L’efficace terapia, ottenuta con lunghe cure,  viene messa a dura prova da un antico amore che, riacceso, la porterà ad evadere dai confini dell’equilibrio psichico raggiunto, mettendola in grossi guai. Il suo uomo, ex spacciatore, le propone infatti un progetto di vita che trae alimento in qualche modo dal mercato della droga…

Film dal contenuto triste ma vero, comunicato eccellentemente dal regista che cura pazientemente ogni dettaglio del linguaggio fotografico evitando eccessi verbali.

Il film sottolinea come  la passione per la vita non si spegne mai nei colpiti gravemente dagli effetti della droga, essa infatti serpeggia, incauta, spesso con tragici effetti, tra: povertà, miseria, insicurezze, dolori infiniti, sogni ostinati di bellezza…

Film di grande valore culturale, con una efficace denuncia di un mondo altro, prosaico, che sconvolge e offende chi rimuove il male della droga legato all’ambiente in cui si vive, tentando di esorcizzarne gli  effetti più dannosi.

Il film circola su Youtube.

Biagio Giordano

Locandina tratta da Amazon.it che vende il film

Locandina tratta da amzon.it 2

 

 

Little Fish, recensione di Biagio Giordanoultima modifica: 2024-01-30T11:25:13+01:00da biagiord
Reposta per primo quest’articolo